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Cronaca Pomigliano d'arco / Via Toscano Felice Abate

"Siamo tutti Antonio Frosolone": il cassintegrato Fiat da 12 giorni in sciopero della fame

Dal 22 agosto l'operaio di Giugliano non assume né cibo né medicine per il diabete e per la sua cardiopatia. Tramite facebook lancia un appello alla politica: "al centro di ogni scelta bisogna sempre mettere l'uomo"

Continua l'astinenza da cibo e medicinali per Antonio Frosolne, operaio 51enne della Fiat di di Nola, residente a Giugliano e in cassa integrazione da sei anni. Uno sciopero che va avanti ormai da 12 giorni. L'uomo, oltre al cibo, ha sospeso anche le cure farmacologiche per il diabete e per la cardiopatia da cui è affetto.

"Oggi è il decimo giorno del mio percorso - ha scritto su facebook Frosolone il 31 agosto scorso -, il mio animo sta bene, il mio corpo un po' debole ma si va avanti. Ho incontrato sulla mia strada tantissime persone straordinarie. Ma non posso che fare a meno di ricordare che il mio amico Giovanni in questi giorni è rimasto oltre senza il lavoro ma anche senza la copertura economica (CIG). Come Giovanni tanti uomini e donne sono nelle nostre condizioni mi appello alle forze politiche gli amministratori locali di mettere al centro delle scelte che compiono, l'uomo! nella sua complessità di essere bambino, giovane, padre, madre, figlio, affinché poter creare le condizioni di difendere ognuno la propria dignità, condizione determinante per poter costruire una società sana, migliore".

La solidarietà al coraggioso operaio arriva da molti fronti, e la storia della sua estrema e dolorosa protesta si diffonde soprattutto sul web, mentre non ha ancora trovato il giusto risalto sui grandi canali "tradizionali" di informazione.  

Questa sera, a Pomigliano d'Arco (in via Abate Felice Toscano, alle ore 18.30), si terrà un incontro con i cassintegrati ed i licenziati del territorio in modo "da formare un abbraccio solidale con Antonio Frosolone, operaio Fiat senza cibo e senza medicine dal 22 agosto", comunica l'Osservatorio Politico Parrocchiale, in collaborazione con la rivista "Città Nuova".

Introdurrà la serata (intitolata "Siamo tutti Antonio Frosolone"), il parroco don Peppino Gambardella con una lettura sociologica del fenomeno del disagio, seguiranno alcune storie personali degli operai cassintegrati e licenziati. L'incontro si concluderà con  un appello alle autorità ed un saluto solidale in diretta ad Antonio Frosolone.

Anche il senatore Giovanni Barozzino, capogruppo di Sinistra Ecologia Libertà in commissione Lavoro a palazzo Madama, ha voluto testimoniare la sua vicinanza al cassintegrato in sciopero della fame, e sabato si è recato in visita da Antonio Frosolone.

«Antonio Frosolone, 51enne operaio all’Alfa di Nola, ha deciso che la sua dignità era già stata calpestata abbastanza - ha affermato Barozzino - e dopo sei anni di cassa integrazione, sente di non poter garantire più un futuro e forse nemmeno un presente ai suoi figli oltre che a se stesso. È per questo che ha scelto di utilizzare, quale strumento di denuncia della umiliazione in cui è venuto a trovarsi, l’unico rimastogli a disposizione: il proprio corpo, che ha deciso di smettere di alimentare».

«Il digiuno prolungato di Antonio non è uno di quei digiuni che bucheranno gli schermi degli italiani che tornano dalle ferie agostane - continua l'esponente di Sel - né conquisterà le prime pagine dei più titolati quotidiani nazionali, dato che è il digiuno dimenticato di una classe dimenticata. Oggi purtroppo, di fronte allo scempio sociale che abbiamo sotto i nostri occhi, il Governo Renzi, al pari di quelli che lo hanno preceduto, non fa altro che continuare a somministrare quelle stesse ricette che hanno prodotto lo scempio - spiega Barozzino - e dunque: non c’è lavoro? riformiamo il Senato. Chiudono le fabbriche? facciamo una legge elettorale. Aumenta la disperazione sociale? riformiamo il titolo V della Costituzione. Solo fumo negli occhi utile a distrarre dalla realtà e ad utilizzare la crisi come costituente di un nuovo ordine in cui il lavoro diventa la variabile dipendente del capitale e del suo profitto».

«Antonio, con la sua storia di cassintegrato che decide di fare lo sciopero della fame - ha concluso il senatore Barozzino - è solo un pezzo di quell’urlo sociale cui dobbiamo riuscire a ridare voce e rappresentanza»

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