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Cronaca Torre del greco

Chi è Ciro Grieco, vent'anni di camorra tra il clan Falanga e gli Scissionisti

Nel suo curriculum condanne per omicidio, tentato omicidio, estorsione e associazione a delinquere finalizzata allo spaccio

Con l'ennesimo arresto di questa mattina torna di attualità la figura di Ciro Grieco. Il ras del clan Falanga prima e degli scissionisti del rione Sangennariello di Torre del Greco poi è sulla “cresta dell'onda” delle vicende camorristiche da oltre venti anni. L'omicidio Esposito di cui è accusato fu un segnale che il clan Ascione mandò ai rivali degli Iacomino. Sia Esposito che Lucio Di Giovanni, che quel giorno di luglio era sull'altare, rappresentavano la camorra in ascesa ad Ercolano. Per fermarli i rivali scelsero un sicario del clan Falanga come spesso succedeva in quel periodo. Dei favori tra cosche per provare a confondere le acque e non essere scoperti dagli avversari soprattutto nel caso di un'occasione pubblica come quella in cui venne ucciso “lulluccio”. La carriera criminale di Grieco però non si fermò lì visto che successivamente ha subito altre condanne per i reati più disparati.

Dodici anni di carcere gli vennero inflitti per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzato allo spaccio di sostanze stupefacenti. La pena gli venne comminata dalla prima sezione penale del tribunale di Torre Annunziata quando era ancora un ras del clan Falanga. I fatti in contestazione risalivano al periodo dall’8 settembre 1995 in poi. Ad incastrarlo furono i collaboratori di giustizia: le sorelle Cira e Nadia Carfora e Vittorio Gargiulo. «Lo conoscevo perché apparteneva al clan Falanga – Barallo e dopo la mia detenzione all’Asinara ci dedicammo insieme ad attività di spaccio ed estorsione», esordì il pentito in aula. Greco era addetto allo smistamento delle sostanze stupefacenti facendo riferimento prima al clan Gargiulo e poi al clan Falanga – Barallo. A detta del collaboratore , in particolar modo piazzava la droga tagliata e fornita da Luigi Barallo, e occasionalmente anche dallo stesso Gargiulo, per poi cederla alle venditrici al dettaglio, Cira e Nadia Carfora. Anche le due sorelle diedero il loro contributo fornendo elementi fondamentali come nel caso del processo madre. La prima, soprannominata la “Cinese” nell’ambiente criminale, subì un agguato mortale proprio ad opera di Grieco in collaborazione con Antonio Scognamiglio alias “Mulignana”, come confermato dallo stesso Gargiulo. Motivo del gesto estremo per il quale allora Greco aveva già scontato una pena per tentato omicidio, la gestione dell’eroina nella piazza delle sorelle Carfora.

Altri dodici anni di reclusione li subì per estorsione aggravata dal metodo mafioso quando ormai era il boss del gruppo scissosi dal clan Falanga. Era considerato il mandante delle richieste estorsive. In quella stessa occasione vennero condannati a dieci anni di carcere l'ex collaboratore di giustizia Silvano Scognamiglio, pentitosi per sole due settimane, raccontando del tentativo di estorsione ai sostituti dell'Antimafia, prima di ritrattare tutto e rinunciare alla collaborazione; a sette anni e sette mesi a testa ai due emissari delle richieste estorsive del nuovo gruppo criminale corallino, Stefano Mennella e Domenico Sannino. La vicenda giudiziaria coinvolse anche quattro rappresentanti del clan Falanga. Il primo clan a cui fu costretto a pagare l'imprenditore nautico che con la sua testimonianza permise la condanna in primo grado degli estorsori di entrambi i gruppi. La vicenda ebbe inizio nell'estate 2008 quando a richiedere il pizzo furono i gregari dei Falanga, allora egemoni in città. Gli “amici di giù al mare” chiesero un totale di ventimila euro per la doppia attività dell'imprenditore.

Diecimila per il deposito di imbarcazioni di via Nazionale a Torre del Greco e diecimila per il cantiere in allestimento nella frazione corallina di Santa Maria la Bruna. L'imprenditore fu costretto a consegnare alla vigilia del Natale 2008, duemila euro a Raimondo Amendola, cognato del figlio del boss Di Gioia, Isidoro. Per questa estorsione Di Gioia, Amendola, Gennaro Borrelli e Antonio Accardo, vennero condannati ad un totale di trenta anni di carcere circa tre mesi fa, pene ridotte di u terzo per la scelta di essere giudicati con il rito abbreviato. Il 31 maggio 2009 a Torre del Greco successe qualcosa che determinò il cambio della guardia alla guida delle attività criminali in città. In un agguato venne ucciso il boss Gaetano Di Gioia, e ferito proprio il figlio Isidoro. Gli equilibri criminali si spostano tutti a favore degli scissionisti che con questo delitto hanno dimostrato in città chi comanda. Gli effetti si ripercuotono subito sulle attività imprenditoriali che sono costrette a pagare nuovi esattori. A gestirli era Grieco che ebbe anche un ruolo proprio nell'omicidio di Di Gioia. È stato infatti condannato all'ergastolo nel 2014 come esecutore materiale del delitto e del ferimento del figlio Isidoro che raccontò tutto ai magistrati subito dopo essersi pentito. Fu quella l'ultima condanna subita da Grieco a cui si aggiunge una nuova inchiesta che continua a scavare nel suo passato.  

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