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Cronaca Via Duomo

"Napoli è come il deserto, seducente ma sofferente"

Le parole dell'arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, nel corso dell'omelia per il prodigio di San Gennaro

"Basta violenza; basta dolore e lutto; basta morti di innocenti; basta naufragi e cadaveri di quanti cercano, coraggiosamente ma troppo spesso tragicamente, liberta', pane e futuro". Questo l'appello lanciato dall'arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, nel corso dell'omelia per il prodigio di San Gennaro.

"Ci stiamo abituando tristemente, purtroppo, alle immagini dei telegiornali, alle foto e agli articoli dei giornali, alle centinaia di persone che muoiono ogni giorno nelle traversate verso la vita".

E ancora: "Non c'è civiltà se non c'è umanità vissuta. Ma Napoli, la Campania e il Sud per storia, tradizione e vocazione sanno accogliere e lo stanno dimostrando a dispetto della insensibilità di tante aree dell'Europa. Anche noi, come Chiesa, facendo nostre le ammonizioni e le sollecitazioni di Papa Francesco, non lesiniamo sforzi e impegno a favore dei nostri fratelli in arrivo e, proprio in questi giorni tutti noi, Vescovi della Campania, ci siamo riuniti per fare un inventario delle nostre possibilità materiali da mettere a disposizione, con la collaborazione delle autorità competenti, in favore dei tanti immigrati assegnati alla nostra regione. Lo facciamo nel segno della carità di Cristo; lo vogliamo confermare oggi in onore del Patrono di Napoli e della Campania".

"Napoli, sull'esempio di San Gennaro, è terra di misericordia", e di misericordia "si avverte tanto il bisogno, come l'acqua nel deserto", ha continuato Sepe. "Di fronte a una città sempre alla ricerca di dignità e di giustizia non può che venire in mente l'immagine dell'ospedale da campo che il Santo Padre ha magistralmente evocato parlando della Chiesa. Misericordia, per Francesco, è prima di tutto curare le ferite, assicurare quel pronto intervento che consentirà poi, una volta salvata la vita, di mettere mano alla terapia". Non è dissimile, ha continuato il vescovo, "la condizione della Napoli d'oggi, dove la metafora della sete d'acqua introduce l'immagine estrema del deserto, di un luogo cioè seducente ma insidioso e sofferente, a causa della mancanza di tante cose e innanzitutto, del lavoro, di legalità, di spazi di vita non contaminati, di accessi ai più elementari diritti e ai più normali servizi sociali".

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