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Cronaca Mugnano di napoli

Mugnano, i cittadini si mobilitano con l'operazione "Liberiamo gli Spazi"

Il Comitato Civico Cambiamo Mugnano "occupa" simbolicamente una chiesa chiusa e sconsacrata. Una denuncia per la mancanza di spazi per l'aggregazione sociale. "Restituiamo alla città le strutture abbandonate"

Con le prime luci dell’alba un gruppo di cittadini mugnanesi ha simbolicamente occupato una vecchia chiesa sconsacrata, che versa in stato di incuria ed abbandono da moltissimi anni. La chiesa di Santa Maria ha ormai il lucchetto chiuso da tempo immemore: stagnante per chissà quale “solito” intoppo l’iter burocratico che avrebbe dovuto trasferire la proprietà/gestione della struttura dalla Curia al Comune, per poterci finalmente creare un luogo di aggregazione cittadina.

E allora ci hanno pensato loro, i cittadini del Comitato Civico Cambiamo Mugnano insieme a molti altri abitanti della cittadina, ad aprire quella porta, a togliere definitivamente quel lucchetto. L’operazione “Liberiamo gli Spazi” ha come unico scopo quello di  restituire uno spazio centralissimo (la chiesa si trova a via Diaz, strada adiacente a Piazza Municipio) ai residenti, ai giovani, alle associazioni che hanno bisogno di un appoggio per i loro progetti sociali.
Sono entrati già muniti di scope, palette e sacchi per differenziare l’immondizia accumulata in anni di abbandono. Già pronti anche a periziare la struttura per potere presto intervenire ed aprire definitivamente a tutta la cittadinanza uno spazio che sarà “di tutti”, che si occuperà di promozione culturale e sociale, in cui “gli occupanti” sognano (e realizzeranno) sportelli gratuiti di pubblica utilità, cineforum, giornate dedicate al book crossing e soprattutto pubbliche assemblee in cui la cittadinanza tutta sarà invitata a portare nuove proposte per cambiare  questi territori, per rivalutarli, valorizzarli e salvarli.

Varia l'umanità che rappresenta il Comitato: studenti, pensionati, professionisti, operai. Non si può etichettarli come "estremisti" o "ragazzi del centro sociale". La politica questa volta deve fare i conti con qualcosa di diverso, con un'opinione pubblica che si trasforma e prende coscienza. Un cambiamento desiderato, voluto e messo in atto dal basso. La protesta muove da un bisogno forte di creare un'alternativa, di rendere finalmente vivibili aree terriotoriali per troppo tempo rimaste senza un significativo sviluppo sociale e culturale.

“Si tratta di un atto simbolico di protesta – spiegano gli attivisti . Vogliamo denunciare la mancanza di spazi di aggregazione sociale. Nonostante ci siano in città diverse strutture adatte, queste versano nel più totale abbandono. Il parco agricolo, i campi di calcio di Mugnano 2000, persino un plesso scolastico. Tutti edifici abbandonati, lasciati nell’incuria e nel degrado”.

“Mugnano è oggi una città sommersa dall’edilizia, priva di spazi ed attività di aggregazione sociale o di altri servizi alle persone, costretta tra infrastrutture fatiscenti ed abbandonate, afflitta dalla puzza e dall’inquinamento di una discarica che ha deturpato la vivibilità di tre comunità (Chiaiano, Marano, Mugnano) prima di essere chiusa per motivi di forte incompatibilità ambientale, denunciati da tre anni da migliaia di donne ed uomini scesi in piazza in difesa del proprio territorio.” Si legge sul manifesto dedicato all’iniziativa. E ancora: “Il Comitato “Cambiamo Mugnano” è uno strumento politico gestito direttamente dai cittadini che lo compongono, che valorizza le relazioni sociali e che è a disposizione di collettività sempre più larghe, avendo come scopo la difesa dei diritti e dei beni comuni di tutta la popolazione mugnanese.
Alla fine di questo anno significativo (lo stesso della chiusura della discarica), il medesimo Comitato, insieme a tanti altri abitanti del territorio, decidono di riappropriarsi di uno degli spazi lasciato all’incuria e all’inutilizzo, la chiesa sconsacrata di Santa Maria a via Diaz, per metterlo a nuovo e a disposizione di tutti, come spazio ricreativo, di promozione culturale, di dibattito civico per una nuova e lungimirante riqualificazione territoriale. Ora è il momento di cambiare Mugnano”

"Liberiamo gli Spazi" a Mugnano - V. Graniero/NapoliToday

Sono credibili questi cittadini, sono persone per bene che si sono guadagnati stima e credibilità “sul campo”, attraverso innumerevoli battaglie di civiltà portate avanti con coerenza e coraggio. Sono quelli che insieme agli attivisti del Presidio Permanente Antidiscarica di Chiaiano e Marano (accorsi anche oggi a dare una mano agli amici e compagni di lotta civile)  hanno combattuto una dura e vittoriosa lotta per la chiusura di Cava del Poligono, la bomba ecologica che ha devastato l’area a nord di Napoli.
Persone di tutte le età e di diverse estrazione sociale, che,  attraverso atti concreti, hanno dimostrato che esiste un’alternativa per i nostri territori, che c’è un’altra strada e che questa strada passa attraverso la cultura condivisa, la partecipazione ad una democrazia che parte dal basso e che rivendica il proprio diritto ad entrare nel processo decisionale per discutere di un cambiamento di rotta chiesto a gran voce da una popolazione stanca di subire e di soffrire la mancanza di infrastrutture e servizi fondamentali.

Una nuova e più sana gestione dei beni comuni, che preveda un ascolto reale da parte delle amministrazioni del popolo che rappresentano. Affinché il bene sia davvero comune, pubblico e utilizzabile da tutti nel miglior modo possibile. Solo in questo modo il diritto non si trasforma in privilegio, o peggio ancora in “favore” e merce di scambio.

E quando chiediamo loro se non hanno timore dei rischi che corrono compiendo un atto “illegale” come un’occupazione, rispondono senza esitazione che “Non può essere illegale restituire uno spazio ai cittadini che in definitiva già dovrebbe appartenergli e che la disobbedienza civile, in questi termini, diventa una questione di dignità civica, di orgoglio sociale: è voglia di riscatto. Quel riscatto che i nostri territori meritano. Adesso è il momento di cambiare”.
Alla fine di questa prima mattinata dedicata alla pulizia e ad un primo restauro, il locale ha già luce ed acqua. E anche un alberello di Natale che campeggia solitario sull’ex altare, che regala un’aria di festa e condivisione allo spazio intorno. Quella condivisione leva cardine dell’intero progetto.

Alla fine si tratta solo di scegliere da che parte stare e questi cittadini hanno scelto: il riscatto, la salvaguardia e il rilancio dei nostri martoriati territori contro ogni forma di sopruso, abuso o abbandono è una battaglia che va condotta ad ogni costo. Perché la costruzione di un futuro migliore non si può delegare. Perché altrimenti sarebbe meglio andare via. Perché restare significa resistere, crederci e lottare. E’ davvero così difficile scegliere da che parte stare?

 

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