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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Soccavo / Rione Traiano

Davide Bifolco "ucciso per errore", ma nessuna attenuante al carabiniere

Le motivazioni della sentenza sulla morte del 17enne al Rione Traiano sottolineano che Macchiarolo "non voleva sparare" ma che la tragedia avvenne per sua " grave imprudenza, negligenza e imperizia"

Fanno discutere le motivazioni della sentenza sull'omicidio di Davide Bifolco, il 17enne morto il 5 settembre 2014 per il colpo partito dalla pistola del carabiniere Gianni Macchiarolo. Questi è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio colposo, ed a un risarcimento per i familiari del giovane.

Come scrive il giudice Ludovica Mancini, Macchiarolo "non voleva sparare in assoluto", ed il proiettile partì in maniera "improvvisa, sicuramente non voluta". Una situazione che però ha fatto sì al carabiniere non venissero concesse attenuati, dato che l'esplosione "non fu evitata a causa di grave imprudenza, negligenza e imperizia" da parte di Macchiarolo. A questo si aggiunse da parte sua "violazione dell'obbligo di sicura padronanza e adeguata capacità di impiego delle armi" e "mancato inserimento della sicura alla pistola".

"Non vi era uno speciale pericolo per l'incolumità di terzi", ha sottolineato il magistrato, quindi l'arma doveva avere la sicura. Il carabiniere "si è verosimilmente sbilanciato, forse inciampando nel marciapiede, così perdendo l'equilibrio e operando una involontaria pressione del grilletto". Una ricostruzione che non dà spazio alle versioni dei testimoni, ritenute inattendibili, secondo le quali Macchiarolo avesse sparato di proposito.

Una sentenza che scontenta entrambe le parti. Gli avvocati del carabiniere trovano "inaudito non aver concesso le attenuanti generiche", situazione che crea un precedente per le forze dell'ordine. Quelli della famiglia Bifolco non accettano la ricostruzione dei fatti: Macchiarolo, secondo le persone vicine alla vittima, sparò di proposito.

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