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Cronaca Pendino / Piazza Mercato

Islam ed integrazione a Napoli: l'esempio della moschea di piazza Mercato

Il venerdì la preghiera si tiene all'aperto perché i fedeli sono oramai troppi. Sotto la guida dell'imam Agostino Yasin Gentile e di Abdullah Massimo Cozzolino, il luogo di culto partenopeo è ora tra gli esempi di integrazione e di religiosità progressista in occidente

Almeno un migliaio, in città, sono state le recenti conversioni alla religione islamica. Non sono dati ufficiali, ma le stime di Abdullah Massimo Cozzolino, segretario dell’associazione che gestisce la moschea di piazza Mercato, il principale luogo di culto della città. Matrimoni misti o questioni personali, studi (a Napoli c'è pur sempre l’Orientale) o addirittura vacanze illuminanti nell'Africa settentrionale, l'islam nel capoluogo partenopeo affascina ed è perfettamente integrato nel tessuto cittadino.

La situazione al Mercato è radicalmente cambiata negli ultimi anni. Non è più “la moschea degli algerini”, ma si è anzi aperta a pakistani, senegalesi, bosniaci, uzbechi, albanesi kirghizi, ceceni, tagichi, siriani. Predica un’educazione islamica votata alla tolleranza, al dialogo e all’assistenza agli immigrati. Il tutto frutto della svolta impressa dall'imam Agostino Yasin Gentile, arrivato a Napoli all’indomani dell’inchiesta che aveva lambito la moschea. Il suo compito era eliminare qualsiasi sospetto di connivenza con gli integralisti.

Se Gentile è la guida spirituale della moschea, Cozzolino ne è la guida politica. In modo non troppo dissimile dal suo predecessore nel post 11 settembre, oggi deve gestire la paura del califfato. Una rappresentazione mediatica superficiale, e storie come quella della torrese Maria Giulia Sergio (“lady jihad”, che ad ogni modo nulla ha che vedere con la moschea partenopea) non aiutano. Ma piazza Mercato è oramai divenuta un vero e proprio esempio di integrazione e di religiosità progressista: è del segretario dell'associazione che gestisce la moschea la toccante lettera diretta al consolato francese a Napoli - all'indomani della strage di Charlie Hebdo - che ha portato il console francese Christian Timonier a far visita al luogo di culto.

L'obiettivo è ottenere la possibilità di avere una moschea ufficiale e finalmente raggiungere un’intesa con lo Stato. Un'ipotesi per nulla campata in aria: secondo il dossier immigrazione 2014 dell’Idos, l'islam conta 1,26 milioni di fedeli nel nostro Paese, 115mila dei quali italiani. Ed un esempio pratico della sua diffusione si ha il venerdì a piazza Mercato, quando l’edificio non riesce a contenere tutti i fedeli, già di solito oltre i mille, e la preghiera si tiene all'esterno. I motorini fanno marcia indietro, non vola una mosca: è la Napoli che accoglie, che integra, che si lascia influenzare.

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