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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Si è spento il giornalista Oliviero Beha: scrisse di Napoli e del suo amore per il calcio

Aveva 68 anni. Fiorentino, nel corso della sua lunga carriera giornalistica ha collaborato anche col Mattino. Particolare la sua attenzione al capoluogo partenopeo e al club azzurro

Si è spento a 68 anni, questa sera a Roma, il giornalista Oliviero Beha. "È stato un male molto veloce – ha raccontato sua figlia Germana – Papà se n'è andato abbracciato da tutta la sua grande famiglia allargata di parenti e amici".

Giornalista, scrittore, e conduttore televisivo e radiofonico, Beha – che ha collaborato anche col Mattino, nel corso della sua lunga carriera giornalistica – ha sempre mostrato particolare attenzione a Napoli e in particolar modo alla sua passione calcistica.

Nel 2012 polemizzò apertamente con Aurelio De Laurentiis dopo una disavventura capitatagli proprio nel napoletano, una rapina di cui fu vittima a Casoria. "Voglio dire a uno come De Laurentiis che quando rapinarono la moglie di Cavani, disse "se uno va per una città come questa con orologi di valore...se la va a cercare" – spiegò il giornalista – che è esattamente il contrario. La rapina non sostituisce il lavoro che non c'è, la cinica razionalizzazione dei De Laurentiis completa invece colpevolmente un disfacimento mentale cui in tanti, per fortuna, oppongono resistenza".

Parole per un rifiorito capoluogo partenopeo furno spese da Beha soltanto la scorsa estate, partendo dalla vicenda della cessione di Gonzalo Higuain alla Juvetus.

"Non è invece né una vergogna né un tradimento quello del capocannonierissimo Gonzalo, per cui la Juve paga il prefissato – scrisse – De Laurentiis incamera e se vuole ci rafforza la squadra, il tifoso se ne fa tra un po' una ragione, la Juventus non è detto che abbia azzeccato la mossa per fare l’accoppiata Champions/sesto scudetto". "Tornando a Napoli – proseguì Beha – mi fa effetto che per Higuain invece il “dolore” partenopeo sia solo tifoso, interno al calcio e al suo strambo monopoli. Quanta acqua è passata sotto i ponti dall’arrivo negli anni di Lauro dello svedese Jeppson (in vernacolo “Jeppsonne”), mister 105 milioni, da quello di Savol di nel ’75 costato oltre un miliardo, dal “gran rifiuto” di Pablito Rossi nel ’78 quando il Vicenza lo aveva praticamente già ceduto al Vesuvio? Erano tempi in cui ancora si tenevano insieme, paragonandole, le spese per un calciatore e le fogne che non c’erano, quindi “calcio & società” o città, e non solo calciomercato. Poi venne Maradona, gli scudetti, e ora la stagione del Grande Cinematografaro che ormai ha mangiato calcisticamente la foglia, l’albero e la foresta. Questo significa che quello del pallone è definitivamente “un mondo a parte”?". E ancora: "Che la sovrana legge della domanda e dell’offerta si è ritagliata un rettangolo fine a se stesso, dove Higuain fa rima con Pogba e non con altre esigenze sociali in un discorso complessivo (forse perché ormai Napoli va che è una meraviglia…)? È meglio così, oggi, anche se si gioca peggio di ieri ma il business è stato elevato a potenza, è una forma circense di regressione, è semplicemente “lo spirito del tempo” o il facente funzione?".

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