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Martedì, 23 Aprile 2024

"Mio figlio non si è suicidato, lo hanno ucciso. Chi sa parli"

Da sei mesi, Dina Bochicchio non riesce a darsi pace. Non riesce ad accettare l'idea che all'indomani della morte del figlio Riccardo fu lei a chiedere che non fosse eseguita l'autopsia e che il corpo fosse cremato. "Credevamo si fosse suicidato, come sostennero gli inquirenti dopo le prime ore, e non volevamo che il suo corpo fosse violato". 

Ma col passare dei giorni, a Dina l'ipotesi del suicidio è sembrata sempre meno credibile. "Ci sono troppi elementi che non sono coerenti con questa ricostruzione". 

Riccardo Bochicchio, 46 anni, viene ritrovato morto la sera del 4 agosto 2017. Il corpo senza vita viene ritrovato in via Piscicelli, quartiere Chiaia, di fronte casa. Una passante se lo è visto arrivare quasi addosso, come se si fosse gettato dalla finestra, o come se qualcuno lo avesse lanciato. E' questa l'idea che si è fatta strada nella mente di Dina settimana dopo settimana.

"Sul corpo di mio figlio c'erano i segni evidenti di un pestaggio e di ferite da arma da taglio. C'erano anche dietro al collo, come era possibile che se li fosse procurati da solo? Inoltre, ho scoperto che dieci minuti prima della morte aveva telefonato alla compagna, con cui aveva preso appuntamento di li a poco. Chi è che prima di suicidarsi prende appuntamento con la fidanzata? E poi, come è possibile ridursi in quel modo lanciandosi dal primo piano?".

Riccardo soffriva di un disturbo bipolare, ma nulla che gli impedisse di vivere una vita normale e tranquilla: "Il suo medico curante mi ha assicurato che non avesse tendenze suicide. Era un artista, un disegnatore, un pittore, lavorava come grafico. Un ragazzo di immensa sensibilità".

Ma allora che cosa è potuto accadere quella sera del 4 agosto? "La donna con cui aveva appuntamento Riccardo mi ha raccontato che il giorno prima lei era stata vittima di un tentato scippo, proprio invia Piscicelli, perpetrato da alcuni teppisti e lui si era molto innervosito. In questo quartiere, di sera, girano sempre bande di ragazzi sui motorini. Potrebbe essere che individuati i criminali in zona sia nato un litigio, un litigio finito male, e che una volta massacrato lo abbiano lanciato dal pianerottolo. Dopotutto, anche nel referto del 118 c'era scritto 'possibile defenestramento'". 

L'indagine è stata riaperta, ma l'impossibilità di poter analizzare il cadavere rappresenta una zavorra quasi insormontabile. Da qui, l'appello di Dina: "Se qualcuno ha visto o sentito qualcosa lo dica alla polizia o alla stampa, anche in forma anonima, perché io ho bisogno di sapere che cosa è successo a mio figlio". 

(La musica utilizzata è "Slow motion" da www.bensound.com)

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