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Cronaca Giugliano in campania

Morto dopo una gara podistica, la toccante lettera d'addio di sua figlia

Alessia ha affidato a Facebook il suo ultimo saluto al papà, Antonio Tancredi, giuglianese spentosi a 50 anni pochi giorni fa dopo una gara

Un lutto terribile per lei. Alessia, giovanissima, è la figlia di Antonio Tancredi, il podista giuglianese morto pochi giorni fa all'età di 50 anni di ritorno da una gara. La ragazza ha affidato ai social una lunga e commovente lettera d'addio a suo padre.

“Ho scritto e cancellato queste parole più volte perché, in verità, non esistono parole che possano descrivere quello che sento – esordisce la ragazza – Allora provo, invece, a raccontare di te. E, mentre scrivo, le lacrime continuano a rigare il mio viso...”.

“Sin da quando ero bambina hai riposto in me grandi speranze – prosegue Alessia – Ricordo ancora quando, alle elementari, una sola ed unica volta mi capitò di avere un richiamo e ti arrabbiasti dicendomi che era una cosa che non avrebbe dovuto più ripetersi. Ed invece...è ricapitata a distanza di anni quando, ormai, ero una liceale ed ebbi uno scontro con una prof. Di solito, i genitori di oggi sono sempre contro i docenti quando richiamano, giustamente o ingiustamente, il proprio figlio... Ma tu no. Non ti interessasti alle ragioni; non volesti sapere se quel richiamo era giusto o no...Ed io ti guardavo e non capivo. Mi ripetevo: non gli interesso?”.

Ma c'era una ragione dietro quel comportamento. “So che tu puoi essere perfetta”, le disse suo padre. “Da allora, sono parole che ho sempre tenuto con me...alle quali, purtroppo, non diedi il giusto peso. Qualcuno dirà: è l’età. C’è un’età per tutto: una per essere impulsivi ed un’altra per essere riflessivi. Tu non distinguevi. Avresti voluto in me una riflessione sempre vivida crescendo come sei cresciuto tu – va avanti la ragazza – Mai un: ottimo lavoro. Guardavi sempre una pecca, anche se minima e sorvolabile. “Papà, non chiudi mai un occhio.” Ti dicevo. E ora che hai chiuso entrambi, vorrei che li aprissi...che tornassi a varcare quella porta mentre io, seduta sul divano, ti aspetto con il mio solito timore pensando “ora mi fa uno dei suoi soliti richiami”.

“Non facevi altro che ripetermi: devi crescere. Ed io ero restia a farlo. Ora mi hai costretta...quando invece, io, vorrei essere ancora quella bambina che tu viziavi. Non mi hai dato il tempo di mostrarti che avrei potuto farcela, che avresti potuto essere orgoglioso di me”.

Toccante la conclusione della lettera. “So che non leggerai mai queste parole.. ma scrivere di te e far sapere alle persone quello che eri mi da un senso di forza perché, magari, sono parole che aiuteranno quando qualcuno vorrà sapere di te e ti ritroverà in questa descrizione. Magari sarò proprio io ad avere bisogno di te nei momenti più bui e, rileggendo, ti sentirò. Ormai devo accontentarmi di questo. Mi dispiace di non averti mai capito”. “Chi ti ha conosciuto, è consapevole della persona che eri. Per me e te...non è cambiato niente”.

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