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Cronaca Giugliano in campania

Don Patriciello: "I 450 mln promessi da Renzi? La Terra dei Fuochi non è solo ecoballe"

Il parroco di Caivano spiega, nel suo blog sul Fatto Quotidiano, che la cifra risolverà in minima parte il problema: verrà utilizzata solo per eliminare quanto stoccate nel sito "Taverna del re" a Giugliano

Don Maurizio Patriciello, il parroco da sempre in prima linea contro i roghi di rifiuti e le discariche abusive nella Terra dei Fuochi, getta dal suo blog sul Fatto Quotidiano luce sui recenti fondi promessi dal Governo per fronteggiare l'emergenza.

Quei 450 milioni su cui si è esposto Matteo Renzi, col beneplacito del governatore Vincenzo De Luca (“abbiamo sanato la ferita della Terra dei Fuochi”) in realtà risolveranno soltanto in minima parte il problema. La cifra verrà utilizzata per eliminare le ecoballe stoccate nella discarica "Taverna del re" a Giugliano.

Il parroco di Caivano spiega così la differenza tra il provvedimento annunciato e quanto verrà invece fatto in sostanza:

Quei soldi infatti serviranno per bonificare solo il sito “Taverna del re” a Giugliano, dove negli anni tra il 2000 e il 2009, con una superficialità che spaventa, furono ammassate sei milioni di tonnellate di immondizie. Un’enormità che da anni ammorba la campagna, l’aria, la vista, la salute. “Taverna del re” rientra nel dramma della “Terra dei fuochi”, ma non è la “Terra dei fuochi”. Perché la “Terra dei fuochi”, quella vera, continua a mantenere la parola data.

È una parola di morte, quella di cui parla Patriciello. Le vittime di quell'inquinamento senza sosta sono all'ordine del giorno, e questo “in una regione, la Campania, dove le liste di attesa per essere ammessi ai vari esami diagnostici negli ospedali sono lunghissime”. L'ultima persona uccisa dai veleni è Lina, una donna di 46 anni. Don Maurizio Patriciello ne racconta il calvario. La conobbe due anni fa, in occasione del corteo che si spostò da Orta di Atella a Caivano per sottolineare – al contrario di quanto sostenesse il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – che i morti di quell'area si dovevano non ad uno stile di vita errato ma ai veleni dolosamente immessi nell'ecosistema.

Fui colpito da una signora dal volto triste che innalzava una gigantografia che ritraeva la mamma, il papà e la giovanissima sorella, tutti morti di cancro nel giro di pochi anni. Lina un giorno confidò a un’amica: “Dalla vita ho ricevuto tanto poco. Ho passato gli anni della mia giovinezza ad accudire i miei genitori e mia sorella. Avessi almeno raggiunto qualche risultato. Purtroppo, ho dovuto accompagnarli al cimitero…”. Nel mese di Luglio, Lina, che si preparava a passare qualche giorno al mare, avvertì i primi sintomi del mostro che tutti ci atterrisce.

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