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Cronaca

Dodici anni e un cuore artificiale: “Vivo così, ecco perché donare gli organi”

La storia di Massimo, da cinque mesi ricoverato al Monaldi in attesa di un nuovo cuore: “C'è tanta ignoranza, vorrei essere testimonial della mia condizione”

Massimo ha 12 anni, è ricoverato all'ospedale Monaldi: per vivere, ha bisogno che le macchine sopperiscano alle mancanze del suo cuore. In occasione della “Giornata nazionale della donazione degli organi e dei tessuti”, c'è anche lui – sebbene solo idealmente – in piazza tra chi sostiene l'importanza di questo tipo di gesti.

“Avrei voluto essere testimonial di una condizione: oggi non si sa cosa significa donare, non si sa neppure come farlo – spiega Massimo – c'è tanta ignoranza. Voglio che lo sappiano tutti, voglio che si sappia come si vive con un cuore artificiale, che si capisca l'importanza di donare gli organi”.

È nel reparto di cardiochirurgia da cinque mesi. Attende un cuore vero, seguito da vicino dal giovane cardiochirurgo Andrea Petraio. Con lui i genitori ed un piccolo amico, che tempo fa diceva di “pensare al suicidio perché la ragazza lo aveva lasciato”. “Vieni un po' a trovarmi prima – racconta di avergli detto Massimo scherzando – in ogni caso, se proprio vuoi farla finita, ucciditi in modo da preservare gli organi, il cuore innanzitutto”.

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