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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Maradona e il fisco, il processo al "Pibe de Oro" è tutto da rifare

È partito ieri, davanti a un nuovo collegio giudicante della Commissione Tributaria di Napoli, il processo per evasione fiscale a carico dell'ex campionissimo del Napoli

Nuova puntata nella vera e propria battaglia tra il Fisco italiano e l'ex fuoriclasse del Napoli Diego Armando Maradona. Il processo per evasione fiscale a carico del "Pibe de Oro", è ripartito ieri davanti a un nuovo collegio giudicante della Commissione Tributaria di Napoli, poichè uno dei giudici del precedente collegio era il padre di un avvocato di Equitalia e quindi incompatibile nelle controversie di tale società.

Il contenzioso fiscale nei confronti dell'ex campione argentino vede Maradona accusato di evasione e condannato a pagare 38 milioni di euro al Fisco italiano. Il legale di "Dieguito", l'avvocato Angelo Pisani, sostiene di essere in grado di dimostrare l'infondatezza delle richieste del Fisco che poggiano «su una sequela impressionante di anomalie e irregolarità commesse negli anni dalle varie società di riscossione poi fusesi in Equitalia Sud».

«Se Maradona, nel 1988, avesse ricevuto una regolare notifica della originaria cartella esattoriale, di cui a tutt'oggi non esiste ancora prova cartacea dell'esistenza - spiega Pisani - avrebbe potuto esercitare ogni diritto di difesa e dimostrare che la pretesa del Fisco non era legittima, coì come sono riusciti a dimostrare per casi analoghi, la vecchia società Calcio Napoli, oltre che i compagni di squadra del Pibe de Oro, Careca e Alemao».

Nella cancelleria della 17° sezione di Napoli, Equitalia Polis Spa ha depositato la sua costituzione e memoria difensiva. «E proprio dalle presunte prove vantate dall'Agente della Riscossione a difesa del suo malloppo milionario - sottolinea Pisani - si evince che Maradona non ha nessuna colpa e responsabilità nei confronti del fisco e soprattutto che oramai è intervenuta una prescrizione insanabile da parte del fisco».

Infatti, osserva Pisani, «dall'unica prova documentale presentata da Equitalia, ossia un avviso di mora del luglio 2000, risulta inconfutabile non solo che dagli anni 88/89/90 fino al 2000 alcun accertamento fiscale o cartella è stato mai notificato al presunto trasgressore con attuale estinzione di ogni credito per maturata prescrizione decennale, ma inoltre che poi lo stesso unico avviso di mora veniva notificato solo in data 19. 6. 2000 prima ad un custode del Centro Paradiso di Soccavo e poi, in maniera irrituale, alla casa comunale in totale violazione dell'art.140 c.p.c., quindi mai a Maradona che in tale data già non risiedeva più in Italia, che non ha mai potuto avere conoscenza della già assurda richiesta del Fisco Italiano ed esercitare alcun diritto di difesa con consequenziale nullità ed inammissibilità di qualsivoglia addebito e condanna a suo carico».

«Nonostante le violazioni nella procedura di riscossione e nonostante la prescrizione, sia decennale che comunque quinquennale per sanzioni ed interessi, già maturata dal 1999, e cioè prima della notifica di ulteriori avvisi di mora, Equitalia ha continuato a pretendere da Maradona oltre 38 milioni di euro, senza mai specificare il perchè voglia incassare tale somma, visto che l'originaria richiesta del Fisco era di 8 milioni di euro, mentre l'attuale addebito, è superiore di oltre 30 milioni di euro in generici e incontrollati interessi, sanzioni, more e chissà quali spese», conclude l'avvocato Pisani.

 

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