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Cronaca Sant'antimo

Il pentito Puca: “Così Luigi Cesaro mi disse di comprare i voti”

I racconti dei collaboratori di giustizia sul ruolo del senatore e del fratello Antimo. Un patto politico-mafioso per controllare le elezioni. Spunta anche il nome di De Gregorio

Uno scenario inquietante emerge dall'ordinanza di custodia cautelare con la quale la procura antimafia di Napoli ha decimato il clan Puca. In particolare nelle carte viene spiegato il rapporto tra gli uomini della cosca di Sant'Antimo e i fratelli Cesaro. Un vero e proprio sodalizio capace di incedere sulle consultazioni, comunali in particolare, a partire dal 2003 in poi, in virtù di un patto stipulato dal capoclan Pasquale Puca, “'o minorenne” e Antimo e Luigi Cesaro, senatore di Forza Italia, consolidato poi nel 2007 prima dell'arresto di Puca. A raccontarne i dettagli sono i collaboratori di giustizia che hanno svelato i ruoli dei fratelli Cesaro in quello che è stato definito uno scambio politico-mafioso. A fornire maggiori dettagli rispetto al metodo di compravendita dei voti per le elezioni comunali a Sant'Antimo è stato il collaboratore Ferdinando Puca.

L'incontro con Luigi Cesaro 

Nel corso dell'interrogatorio del 23 marzo 2016, si riferisce alle elezioni comunali del 2012. È lui a chiamare in causa il senatore di Forza Italia raccontando di un incontro nella sua abitazione. Puca dice di essere stato convocato tra il 2011 e il 2012, dopo la sua scarcerazione, a casa di Luigi Cesaro. Il senatore gli avrebbe consegnato 10mila euro per l'acquisto di schede elettorali. Secondo il racconto del pentito, Cesaro si prodigò personalmente per spiegargli come doveva funzionare la compravendita. L'obiettivo era quello di acquistare un pacchetto di voti per sostenere la campagna elettorale di Cristoforo Castiglione, candidato al consiglio comunale con la lista “Insieme” che appoggiava Francesco Piemonte, candidato per la rielezione a sindaco. Puca doveva occuparsi di organizzare un gruppo di “galoppini” che dovevano comprare i voti e controllare che il numero di consensi acquistati corrispondesse a quelli poi realmente ottenuti. Un “controllo” da effettuare anche con la violenza nel caso qualcuno avesse voluto fare il furbo. Ad aiutarli ci sarebbero state delle persone dei Cesaro all'interno dei seggi.

Il costo dei voti 

Il costo di ogni singolo voto era di 50 euro a cui andavano aggiunti i 10 euro da dare al galoppino che lo procurava. Di questa operazione, Puca dice di essersi occupato insieme a Pasquale Verde, “o' cecato”. In totale ha detto di aver ricevuto 35mila euro anche da Antimo Cesaro e la campagna elettorale fu un successo e si concluse con l'elezione del candidato voluto dai Cesaro. Secondo i suoi racconti la famiglia Cesaro, in particolare Antimo, versava 10mila euro al mese a Teresa Puca per le spese legali del clan. Puca non era nuovo a questo tipo di operazione. Secondo i suoi ricordi avrebbe fatto lo stesso a partire sin dal 2003-2004. A quel tempo era ancora libero il cugino Pasquale Puca che si occupava direttamente di stabilire con i fratelli Cesaro il candidato da sostenere. In un successivo interrogatorio, datato, 27 aprile 2017, Puca dice di essere stato chiamato da Antimo e Luigi Cesaro, insieme a Teresa e Lorenzo Puca, che aveva raccolto l'eredità del padre, e da Claudio Lamino, poi divenuto collaboratore di giustizia. Anche in quell'occasione il candidato doveva essere sempre Castiglione e i voti dovevano essere sempre acquistati spendendo 60 euro, 50 per il votante e 10 per il galoppino. Inoltre a lui e Verde, ancora una volta coinvolto nell'operazione, sarebbero spettati 100 euro a voto acquistato. Puca, in questo caso, non parla di incontri con Luigi Cesaro ma racconta di un incontro con il fratello Antimo all'Igea, il centro di sua proprietà. Cesaro in quell'occasione parlò di “casse di denaro” per acquistare i voti e anche di un regalo extra per Verde. “Regalo” che non arrivò al termine della campagna elettorale scatenando l'ira di Verde che promise di “lanciare giù dal balcone Antimo”. Il suo proposito venne bloccato da Puca poiché Antimo era considerato un protetto del cugino e capoclan Pasquale.

Il ruolo di Antimo Cesaro 

Proprio il ruolo di Antimo risulta essere predominante nell'acquisto dei voti. Se ne trovano riscontri anche nelle dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia che a differenza di Puca non raccontano mai di incontri con il senatore Luigi ma solo con il fratello Antimo. Certa è la forza del clan Puca nel condizionamento della vita politica di Sant'Antimo e non solo. Nell'interrogatorio del 12 dicembre 2013, il collaboratore di giustizia Giuseppe Perfetto quantifica in 2000-2500 voti la forza elettorale del clan. Un bacino di voti a cui, stando alle sue dichiarazioni, avrebbe provato ad abbeverarsi anche l'ex senatore di Italia dei Valori, Sergio De Gregorio, recentemente arrestato. Perfetto racconta, in un altro interrogatorio del 16 dicembre, di un incontro del 2006 in cui De Gregorio incontrò lui e Pasquale Puca all'interno del mobilificio di Stefano Di Lorenzo. Secondo il pentito l'attività di condizionamento del clan si sarebbe svolta nel corso delle consultazioni del 2007, 2012 e 2017. Anche Perfetto conferma l'esistenza della lista “Insieme” che appoggiava la candidatura a sindaco di Francesco Piemonte, primo cittadino di Sant'Antimo dal 2007 al 2017. Conferma, inoltre, che i voti dovevano convergere sul candidato Castiglione. Più preciso è l'altro collaboratore di giustizia Claudio Lamino, attivamente impegnato nella compravendita di voti come confermato anche da Puca.

L'operazione per far diventare Cesaro sindaco 

Nell'interrogatorio del 16 maggio 2017 parte con il suo racconto dal 2004. In quell'occasione ricorda che il sindaco in carica era Aurelio Russo, candidato opposto a quello dei Cesaro. Il pentito spiega come i fratelli riuscirono a farlo dimettere. Di fatto non aveva la maggioranza in consiglio comunale ma per farlo cadere erano necessarie le dimissioni dei consiglieri comunali. Fondamentale erano le dimissioni di Salvatore Castiglione e per “convincerlo”, Pasquale Puca e lo stesso Lamino fecero visita al padre a Rimini mentre era lì per un viaggio organizzato per anziani. “Zio Totonno” venne convinto e da quel momento Castiglione divenne un politico vicino ai Puca e ai Cesaro. Caduto il sindaco alle successive elezioni venne eletto sindaco Luigi Cesaro, in carica dal 2004 al 2006. Il pentito inoltre ricorda che i fratelli Cesaro, fino al 2009, hanno incontrato Pasquale Puca andando nella sua abitazione a bordo di un furgone bianco per non essere visti ed entravano direttamente nel garage della sua abitazione. Stando ai racconti di Lamino, i rapporti con il clan Puca venivano tenuti maggiormente da Antimo Cesaro, detto “'o penniello”, e in qualche occasione da Aniello e Raffaele. Il senatore Luigi stava più defilato e viveva a Roma. Lamino ricorda le riunioni all'interno del centro Igea o del mobilificio di Di Lorenzo per decidere i candidati da appoggiare. Attività che i fratelli Cesaro hanno continuato a tenere in piedi anche dopo che sono stati indagati in altre inchieste, ma tenendosi più a distanza e incaricando Luigi Vergara, coordinatore di Forza Italia a Sant'Antimo. Secondo i racconti di Lamino agli incontri partecipavano Francesco Di Lorenzo, Corrado Chiariello e Salvatore Castiglione.

Gli uomini del clan nel Comune 

Lamino racconta di aver comprato personalmente i voti nel 2012 su mandato di Lorenzo Puca, figlio di Pasquale all'epoca latitante, e utilizzando 20mila euro messi a disposizione da Antimo Cesaro e consegnatigli all'Igea. I voti comprati dovevano andare a Nello Cappuccio e Crescenzo Bencivenga, cugino di Puca, e candidati in due liste che appoggiavano il candidato sindaco del centrodestra. In quella tornata elettorale vennero eletti Salvatore Castiglione e Nello Cappuccio nella lista “Insieme”. Lamino racconta, inoltre, della capacità del clan di piazzare persone a loro fedeli negli uffici comunali più importanti. È il caso dell'ingegnere Claudio Valentino, capoufficio urbanistica, che poi avrebbe dovuto conferire degli incarichi alla moglie di Puca, Giustina Angelino. Valentino in un primo momento non diede l'incarico alla donna ma lo affidò al geologo Adamo Vallifuoco che avrebbe poi dovuto dividere i 28mila euro con lei. Cosa che non accadde ma secondo il pentito Valentino ripetè l'operazione utilizzando stavolta Amodio Ferriero che poi doveva versare il 25% ai professionisti voluti dal clan.

La consegna dei soldi 

Nell'interrogatorio del 22 maggio 2017 Lamino ricorda un altro episodio: il consigliere comunale Antonello Puca, soggetto legato a Mario Verde, era in forza al centrosinistra quando venne convinto a passare col centrodestra in cambio di un “piacere” da parte dell'ingegnere Valentino che gli consentì dei lavori all'interno della sua abitazione. Il 12 giugno e il 6 luglio 2017, infine, Lamino è ancora più preciso raccontando che i candidati, prima del 2009, venivano scelti da Puca e genericamente dai fratelli Cesaro, successivamente ci avevano pensato gli “eredi”, come il figlio Lorenzo, sempre d'accordo con i Cesaro. Racconta poi di un incontro avuto in un bar di fronte al centro Igea con Antimo Cesaro. In quell'occasione gli consegnò 10mila euro in una busta bianca per l'acquisto dei voti per le consultazioni comunali del 2012. A quell'incontro partecipò anche Vincenzo D'Aponte.

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