Lo "strummolo" napoletano: il fascino immortale della trottola dei nostri nonni
Un gioco "di strada" che conserva intatta la sua magia
Hanno ancora un fascino particolare quei giochi antichi che i bambini facevano soprattutto per strada, divertiendosi con poco. Non si tratta di rimpiangere tempi di maggiore povertà, ma di ripescare quella tradizione, quella immensa fantasia e creatività, da sempre tratto distintivo della cultura partenopea.
Tra i giochi più amati dai bambini di un tempo c'era sicuramente lo "strummolo", una trottola in legno che girava su una punta d'acciaio e veniva fatta roteare grazie ad una funicella. La trottola aveva scalanature orizzontali che facilitavano l'avvolgimento della cordicella.
La parola "strummolo", si legge su Wikipedia, proviene presumibilmente dalla quella greca strombos o strobilos, cioè "mulinello" o "oggetto atto a ruotare".
Il gioco è di estrema semplicità, ma è proprio in questa essenzialità, probabilmente, il segreto del suo successo, che lo rende un gioco immortale, "sempreverde".
Lo strummolo è anche entrato nel linguaggio figurato napoletano e ha dato origine a diversi e divertenti modi di dire. Tra le tante, molto significativa è l'espressione "'o spavo è curto e 'o strummolo è a tiriteppola" (lo spago è corto e lo strummolo sbanda da tutte le parti), con la quale si intende che ormai, per una combinazione di cose, la situazione è irreparabile.