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Whirlpool, i lavoratori: "Pronti a proteste non pacifiche"

"Qui c'è un problema di ordine pubblico. Se all'incontro del 24 luglio non ci verranno proposte soluzioni concrete le proteste potrebbero diventare meno pacifiche". I lavotori della Whirlpool, in presidio permanente dal 31 maggio per evitare la chiusura dello stabilimento di Ponticelli, sono sul piede di guerra. Questa mattina hanno manifestato davanti alla Prefettura di Napoli e una delegazione è stata ricevuta dai funzionari del Palazzo di Governo. 

"Abbiamo spiegato quali sono le criticità - afferma Antonio Accurso, segretario della Uilm Campania - e che siamo pronti anche ad azioni di protesta più forti qualora l'azienda non si mostrasse pronta a trovare una soluzione a questa vertenza". Il prossimo incontro con la dirigenza della Whirlpool e con il ministro Luigi Di Maio è previsto per il 24 luglio. Si tratta del terzo tavolo di confronto, dopo due appuntamenti interlocutori. I due rinvii del confronto, chiesti prima dal Ministero dello Sviluppo economico e poi dalla società, hanno inasprito gli animi: "Speriamo che almeno abbiamo utilizzato questo tempo per formulare qualche idea - sostiene Massimiliano Guglielmi della Fiom - perché se anche il terzo si incontro dovesse concludersi con un nulla di fatto allora le nostre azioni di protesta potrebbero diventare molto più forti".

Lavoratori e sindacati si aggrappano all'accordo siglato lo scorso ottobre, in cui l'azienda si impegnava a rilanciare la produzione a Napoli. "Non si può strappare un accordo firmato pochi mesi fa - attacca Sergio Trapani, segretario Film Napoli - Finora non ci sono stati passi avanti. Ci dicano quali sono le perdite e il Governo mantenga la parola di venire incontro alla Whirlpool". 

Intanto, gli operai sono in presidio da 50 giorni. Occupano lo stabilimento di via Argine giorno e notte per impedirne la vendita. "Siamo già organizzati per resistere per tutta l'estate. Non andremo mai via dalla fabbrica se prima non avremo rassicurazioni sul nostro futuro". La battaglia sembra ancora all'inizio, nella speranza che non sia necessario trasformarla in una guerra. 

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