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Cronaca

Angela Celentano, parla Cristino Ruiz: "Non conosco nessuna Celeste"

Ad Acapulco, in Messico, l'inviato del programma "Quarto Grado" Simone Toscano ha raggiunto il proprietario dell'abitazione dalla quale sarebbero partite alcune mail verso il computer della famiglia Celentano

Riflettori ancora puntati sulla scomparsa di Angela Celentano e sulla recente pista messicana. Ad Acapulco, l'inviato di 'Quarto Grado', Simone Toscano, ha raggiunto e raccolto la testimonianza di Cristino Ruiz, personaggio chiave. Il magistrato Ruiz è il proprietario dell'abitazione dalla quale sarebbero partite alcune mail verso il computer della famiglia Celentano, nelle quali una ragazza - che afferma di chiamarsi Celeste Ruiz - dichiara di essere Angela.

L'intervista all'uomo che potrebbe aver accolto nella propria casa Celeste sarà trasmessa integralmente su Retequattro venerdì 12 ottobre in prima serata. La ragazza che pare aver inviato le mail dalla sua abitazione dice di chiamarsi Celeste Ruiz, il suo stesso cognome. Non pensa, viene chiesto a Ruiz, sia una cosa strana? "Si Infatti anche io sono stato sorpreso di sentire il cognome Ruiz non conosco però - risponde il magistrato - questa Selene o Celeste Ruiz. La sua è la stessa domanda che ci hanno rivolto i responsabili dell'indagine, quando siamo andati a fare la dichiarazione sul cognome Ruiz. Gli inquirenti ci hanno chiesto perché questa persona avesse utilizzato il nostro cognome e noi abbiamo risposto che non la conoscevamo e non sapevamo il perché".
 

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Ma la ragazza ha usato il cognome Ruiz e il suo indirizzo di posta elettronica. Quindi ci sono due stranezze in questa faccenda. Lei cosa ne pensa, viene chiesto ancora? "In realtà non ci siamo preoccupati più di tanto, perché siamo certi di non aver fatto nulla. Non abbiamo spedito noi quei messaggi; nessuno della mia famiglia lo ha fatto e lo abbiamo dichiarato sotto giuramento presso la Procura della Repubblica. Credo che l'indagine sia ancora in corso, perché so che hanno appena parlato con la Procura chiedendo o sollecitando i risultati del test del Dna per i miei figli, mia moglie ed io. Abbiamo accettato di sottoporci alla prova e abbiamo acconsentito, con il personale dell'Interpol, dietro autorizzazione, di sottoporre anche mia figlia al test del Dna. Abbiamo dato l'assenso a tutto e addirittura li abbiamo invitati a venire a casa nostra, a fare delle indagini se volevano. Il personale della 'Per', in Messico, non ha proceduto in questo senso perché non lo ha ritenuto necessario. Abbiamo anche ripetuto l'invito ma non sono venuti", conclude Ruiz. (Ansa)

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