rotate-mobile
Cronaca

Inchiesta Operazione San Gennaro: "Influenzavano processi al Tribunale di Napoli"

Secondo il gip di Roma Costantino De Robbio, il magistrato Alberto Capuano avrebbe accettato soldi o beni in cambio di favori, e si sarebbe adoperato anche per l'assoluzione di un esponente del clan Mallardo

"All'interno del Tribunale di Napoli opera un gruppo di soggetti, tra i quali almeno un giudice in grado di influenzare in vario modo la sorte di importanti processi penali pendenti in fase dibattimentale o in Corte di Appello". È la dura accusa lanciata dal gip di Roma, Costantino De Robbio, all'interno delle 44 pagine di ordinanza di custodia cautelare che ha oggi portato all'arresto di cinque persone nell'ambito dell'inchiesta “Operazione San Gennaro”. Queste sono il giudice Alberto Capuano, ex gip del tribunale di Napoli attualmente in servizio presso la sede distaccata di Ischia, il consigliere municipale della X Municipalità (Bagnoli-Fuorigrotta) Antonio Di Dio, l'imprenditore Valentino Cassino, il pregiudicato ritenuto vicino al clan Mallardo di Giugliano Giuseppe Liccardo, l'avvocato del foro di Napoli Elio Bonaiuto, unico dei cinque per il quale sono stati disposti i domiciliari e non il carcere.

Le accuse agli arrestati sono, a vario titolo, traffico di influenze illecite, millantato credito, tentata estorsione, favoreggiamento personale, corruzione per esercizio della funzione e corruzione in atti giudiziari.

Biglietti aerei, vacanze e pastiere in cambio di favori

Secondo il gip di Roma il magistrato napoletano vantava “vere o presunte influenzesu numerosi altri magistrati del Tribunale e della Corte di Appello di Napoli”, ed era “pronto a spendere i suoi rapporti in cambio di elargizioni di denaro e altre utilità anche di entità economica relativamente modesta”. Il riferimento è a lavori di ristrutturazione, biglietti aerei, pacchetti vacanze a prezzi di favore, tessere gratis per stabilimenti balneari, pastiere, bottiglie di vino, o semplicemente denaro contante.

De Robbio racconta di un magistrato che faceva sempre da “sponda pronta e compiacente, si trattasse della procedura di abbattimento di un umile manufatto di un fabbro o dell'assoluzione di soggetti accusati di far parte della criminalità organizzata e del dissequestro dei loro beni". "Il Capuano – prosegue il gip capitolino – ha messo a completa disposizione di chiunque volesse la propria competenza tecnica, offrendosi di visionare fascicoli processuali per suggerire strategie, imponendo la nomina di avvocati e contattando i magistrati assegnatari dei procedimenti per convincerli a decidere non secondo giustizia ma per il perseguimento di fini economici del tutto incompatibili con la funzione rivestita". Secondo De Robbio, che ha accolto la richiesta dell'aggiunto Paolo Ielo, il gruppo di cui avrebbe fatto parte Capuano aveva anche la capacità “sospendere procedure esecutive penali e ritardare verifiche dei crediti fallimentari, provocare la scarcerazione di detenuti ed il dissequestro dei beni di importanti esponenti della criminalità”, questo arrivando anche ad influenzare il “concorso in magistratura, il cui esito è stato distorto a favore di una candidata, figlia di uno degli appartenenti al gruppo degli indagati".

L'ipotesi di reato: "Si adoperò per favorire un esponente dei Mallardo"

Secondo quanto ricostruito dalla Procura e dalla Squadra Mobile di Roma, il giudice del Tribunale di Napoli si sarebbe anche adoperato anche per favorire un esponente del clan Mallardo, promettendogli di fargli avere una sentenza favorevole. Per gli inquirenti Alberto Capuano aveva accettato da due intermediari di Giuseppe Liccardo – esponente del clan giuglianese – la promessa di 70mila euro, divisi in "20 prima e 50 dopo". L'udienza finale del processo doveva tenersi lo scorso 25 giugno, ma fu rinviata ad ottobre prossimo.

Nell'ordinanza di custodia cautelare è riportata l'intercettazione in cui un intermediario riferisce a Liccardo le rassicurazioni del giudice: “Mi ha detto: dì ai ragazzi che stiano tranquilli (…) il presidente è una cosa loro, già sa tutte cose, ok? (…) però già aveva parlato con il nuovo collegio, il presidente è una cosa solo con loro. Già sanno tutto. Anche se l'avvocato ti ha detto la prescrizione, loro devono uscire assolti a te e a tutta la famiglia, sarete assolti, punto". Liccardo nella stessa intercettazione specifica di volere anche il dissequestro dei beni, ricevendo dal consigliere della X Municipalità Antonio Di Dio, un altro degli arrestati, rassicurazioni anche su questo punto: “È automatico che ti ridanno i beni, è chiaro che quando vieni assolto ti ridanno pure i beni, è abbinato hai capito?”.

In queste ore è peraltro emerso che il giudice Alberto Capuano sarebbe dovuto intervenire ad un convegno antimafia in programma domani pomeriggio nel Palazzo di Giustizia di Napoli. Il facente funzione presidente del Tribunale di Napoli non ha commentato la vicenda, mentre l'ex presidente Ettore Ferrara ha sottolineato che "la magistratura sta vivendo un brutto periodo".

Di Dio, presa di distanze da Del Giudice e X Municipalità

La giunta della X Municipalità e Raffaele Del Giudice hanno preso le distanze da Antonio Di Dio. Il consigliere 66enne venne eletto nel 2016 con la lista “Solo Napoli” dell'attuale assessore all'Ambiente, che era a sostegno dell'allora sindaco uscente Luigi de Magistris. Ottenne 377 preferenze, attestandosi tra i più votati nella Municipalità di riferimento. Iscrittosi subito al gruppo misto, Di Dio avrebbe lasciato la maggioranza all'inizio del 2018. Mentre l'ex vicesindaco si è detto "sorpreso e dispiaciuto" nell'apprendere la notizia, e ha sottolineato di come i suoi rapporti col consigliere riguardassero solo "azioni di volontariato" che vedevano quest'ultimo coinvolto; presidente, giunta e maggioranza della X Municipalità hanno preso "le distanze dalle gravi accuse mosse nei confronti del Consigliere", confidando "che quanto prima la Giustizia faccia luce su quanto accaduto”.

Le dichiarazioni complete di Del Giudice e la nota della Municipalità

La nota dell'Anm 

“Le notizie di stampa relative all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un giudice del Tribunale di Napoli, indagato per gravissimi fatti di corruzione in atti giudiziari e, addirittura, accusato di aver avuto contatto con sodalizi camorristici lasciano sgomenti i magistrati del Distretto. La magistratura napoletana è un’istituzione sana, quotidianamente impegnata con professionalità e dedizione in delicatissime funzioni giudiziarie di ripristino della legalità e di contrasto della criminalità anche organizzata. Ribadisce a voce alta che il rigore etico e deontologico costituisce un indefettibile presupposto per la credibilità dell’istituzione. Stigmatizza senza riserve le condotte, da accertare nelle sedi competenti, di chi tradisce questi valori” conclude la nota.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Inchiesta Operazione San Gennaro: "Influenzavano processi al Tribunale di Napoli"

NapoliToday è in caricamento