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Cronaca

Inchiesta Ruesch, le intercettazioni: “Gli amici calabresi devono dare i soldi”

Secondo il gip del Tribunale di Napoli Amalia Primavera, "gli indagati non hanno adottato astuzie comunicative durante i loro contatti telefonici"

Come lo stesso gip del Tribunale di Napoli Amalia Primavera ha spiegato, le intercettazioni telefoniche si sono rivelate molto utili nell'inchiesta sul riciclaggio di capitali e l'acquisto di quote della clinica Ruesch. “Gli indagati – ha precisato il gip – non hanno adottato astuzie comunicative durante i loro contatti telefonici, così consentendo involontariamente di ricostruire con elevato dettaglio le attività illecite”.

Noti alcuni stralci di telefonate. In una intercettata il 22 luglio 2010, Umberto Previti Flesca, parlando con qualcuno della compravendita della clinica, parla del docente universitario capitolino Antonio Aceti, i cui soldi promessi non sono ancora arrivati: “Aceti: ma no, datemi tutta la settimana prossima, fate arrivare l'assemblea del 29, i miei amici calabresi mi devono dire, mi devono dare i soldi…”.

Previti cita poi di nuovo Aceti, il cui assegno di 601mila euro era scoperto, e “gli amici calabresi” di cui parla il professore. Per poi commentare: “Senti, sono due anni che noi aspettiamo, prima Lo Sole (Indagato e poi deceduto, sua figlia Cristina è tra i sei destinatari delle misure cautelari, ndR), poi quello, poi quell'altro, gli assegni, non assegni…Non ne possiamo più. Quindi, o così…o accetti questa uscita bonaria, ti ridiamo l'assegno, ti ridiamo la fideiussione e te ne vai a ramengo…altrimenti guerra!”.

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