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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Gomorra riproduce la realtà. Il degrado non nasce dalla serie, preesiste"

Così Ilda Boccassini, procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano. "Solo partendo dal male assoluto, dall'assenza di bene, può nascere il motivo autentico di rinnovamento"

"La serie tratta da Gomorra ha riaperto il dibattito tra il bene e il male e il modo giusto per rappresentarlo. L'ideatore Roberto Saviano è bersaglio di critiche violente e ingiustificate, dettate, a mio giudizio, anche da una non simpatia per l'uomo piuttosto che per il lavoro che svolge. Invidia? Gelosia? Sì, ma anche altro, purtroppo". Così Ilda Boccassiniprocuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, su Repubblica.it.

"Si dimentica che stiamo parlando di un uomo di 37 anni che a soli 26 è stato proiettato su un palcoscenico mondiale e nello stesso tempo "ingabbiato" senza avere scelto e preparato l'uno e l'altro. Costretto a vivere lontano dalla sua città e per lunghi periodi dal suo Paese, in questi dieci anni ha continuato a parlare e scrivere della sua terra con amore e rabbia, mai con rassegnazione". La Boccasini fa riferimento alla sua esperienza: "Ho dovuto lasciare Napoli 37 anni fa, vincitrice del concorso in magistratura, al momento della scelta delle sedi nessuna mi consentiva di rimanere a Napoli e dintorni. Scelsi Milano dove tutt'ora vivo e dove ho svolto quasi per intero la mia carriera. Ma in tutti questi anni sono rimasta visceralmente legata al sud, a Napoli, con un rapporto ambiguo, difficile, rabbioso e a volte logorante. Il mio lavoro mi ha costretto a confrontarmi con il male direi quasi quotidianamente e non sempre è stato facile capire se il bene "percepito" era reale e non il contrario; a volte ho vacillato schiacciata dalla cattiveria degli uomini, spesso mi sono stupita che il "cattivo" per definizione era meglio del buon cittadino. L'esperienza in Sicilia è stata devastante, la morte di Giovanni Falcone ha condizionato la mia vita, ma non guardo mai indietro, anche se la scelta di andare ad occuparmi della sua morte mi ha fatto toccare con mano il male assoluto e non solo quello dei mafiosi, fatti che mi porto dentro e che mi hanno segnato per sempre. Quando vacillo mi viene in soccorso proprio lui, Giovanni Falcone, la sua sapienza, la sua integrità, il suo coraggio di uomo normale. Rileggo i suoi scritti e faccio miei i suoi insegnamenti. Così scriveva Giovanni: "Ho imparato che ogni atteggiamento di compromesso - il tradimento o la semplice fuga in avanti - provoca un sentimento di colpa, un turbamento dell'anima, una sgradevole sensazione di smarrimento e di disagio con se stessi. L'imperativo categorico dei mafiosi di "dire la verità" è diventato un principio cardine della mia etica professionale, almeno riguardo ai rapporti importanti della vita. Per quanto possa sembrare strano la mafia mi ha impartito una lezione di moralità. Questa avventura ha reso più autentico il mio senso dello Stato. Confrontandomi con lo "Stato mafia" mi sono reso conto di quanto esso sia più funzionale ed efficiente del nostro Stato e quanto, proprio per questa ragione, sia indispensabile impegnarsi al massimo per conoscerlo a fondo allo scopo di combatterlo. Se vogliamo contrastare efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia...".

Per la Boccassini, la serie di Gomorra "ci mette in guardia contro il male, ci spinge contro un muro, non ci fornisce alibi (tanto c'è il poliziotto buono, il pm antimafia, i preti antimafia etc...), ci costringe a guardarci dentro. Saviano (e gli autori che insieme a lui hanno scritto la sceneggiatura) ha capito che solo partendo dal male assoluto, dall'assenza di bene, può nascere il motivo autentico di rinnovamento. Ci invita a guardare con occhi sgombri da preconcetti e false ipocrisie e cioè che la realtà del sud, di Napoli, di Secondigliano, di Scampia... è anche quella rappresentata da Gomorra. Il degrado urbano non nasce dalla serie, preesiste. La capigliatura di Genny e degli altri giovani personaggi siamo abituati a vederla da anni non solo nei quartieri, nei rioni di Scampia, ma al Nord, in America, così come l'abbigliamento degli attori: Gomorra riproduce la realtà, altro che rischio di emulazione. Rappresentare il male non significa infangare il sud. Anzi, lo spirito della serie è proprio quello, lo ripeto, di rappresentare il male in tutte le sue sfaccettature per arrivare al rinnovamento".

"Non sarà certo la serie televisiva a scalfire la bellezza della mia città, della sua cultura, della sua storia, di cui tutti siamo fieri e orgogliosi", conclude la Boccassini.  "Io sto dalla parte di Gomorra, che indaga il male per superarlo. Sono grata a Saviano che ci sta provando, riconoscente verso Stefano Sollima (e gli altri registi) e gli attori che si sono assunti una responsabilità immensa e lo hanno fatto con consapevolezza e talento".

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