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Cronaca Posillipo

Gaiola, rubati rari reperti archeologici nell’area marina protetta: due denunce

Due persone sono state denunciate per furto aggravato, danneggiamento, ricettazione e impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato

Due persone sono state denunciate per il furto di reperti archeologici nell’area marina protetta della Gaiola.

Raggiunto su una tavola da surf gli scogli nei pressi dell’area marina protetta a Posillipo, dove c’è l’antico porto romano e si presume ci sia anche l’ingresso di una antica domus, uno dei due, a colpi di pagaia, ha scalfito delle rocce per liberare sottostanti reperti archeologici, riponendoli in una busta nera. La stessa busta è comparsa poco dopo nelle mani di un altro soggetto che si è avvicinato ad un ragazzo, che l'ha presa e poi poggiata su una barca.

Nella busta c'erano cocci, pezzi di anfore vinarie del I secolo d.c. e dell’epoca della magna Grecia, manici, un frammento di tegame romano in ceramica del I secolo d.c. e un frammento di affresco romano.

Un addetto alla sorveglianza, che visto i movimenti sospetti dei due e filmato tutte le fasi, ha avvisato subito i Carabinieri di Posillipo. I militari dell’Arma hanno identificato i due: si tratta di un pescatore di frodo 23enne di Casoria e di un pescatore 35enne di Pozzuoli, già noto alle forze dell'ordine.

IL VIDEO DEI CARABINIERI/I reperti rinvenuti nelle abitazioni dei denunciati

La perquisizione in casa del più giovane, ha portato al rinvenimento di un frammento di un’anfora vinaria romana di età imperiale con parte del collo e le anse. In casa del secondo, invece, sono state ritrovate una base di marmo con zoccolo di toro, un frammento di affresco policromo, anfore romane, capitelli, decorazioni in marmo e terracotta, la mano di una statua romana in marmo, un frammento di cornice in marmo, lucerne integre e con incisioni del I secolo d.c., monete del periodo romano imperiale, catalogate dalla soprintendenza e oggetto di ricerca, chiodi e una borchia e grappe in bronzo.

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I due sono stati denunciati per furto aggravato, danneggiamento, ricettazione e impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato.

L’archeologo della Soprintendenza delle belle Arti e del Paesaggio per il Comune di Napoli ne ha certificato il notevole interesse archeologico: i reperti provengono dal sito del parco del Pausillypon, di cui l’area marina protetta della Gaiola fa parte, nonché da una villa della zona da cui la base in marmo con zoccolo, inserita nell’archivio internazionale delle ricerche, è risultata rubata. L’area dello scavo fraudolento è stata sottoposta a sequestro.

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