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Funerali Raffaele Perinelli, il prete: "Lo Stato non c'è, tutti si fanno giustizia da soli"

"Qui lo Stato non c'è. Ognuno si fa giustizia da sé, ordine da sé". Le dure parole di don Salvatore Cinque, parroco della Chiesa dei SS. Alfonso e Gerardo, chiudono una giornata contrassegnata da dolore e rabbia. È il giorno dell'ultimo saluto a Raffaele Perinelli, il giovane di 21 anni ucciso con una pugnalata al cuore la sera del 6 ottobre. 

Il feretro arriva nella chiesa di via Janfolla, a Miano, poco prima delle 10. È lunga la fila delle persone che vogliono sfiorare la bara che contiere il corpo del ragazzo. La madre Adelaide e i parenti più stretti si accasciano a terra, sono costretti a intervenire i sanitari del 118. All'esterno, gli amici di Raffaele si radunano alla spiccolata, i palloncini bianchi e azzurri aumentano minuto dopo minuto. Sulle maglie, sugli striscioni, nelle parole sussurrate a filo di voce una sola ossessione: "Giustizia per Lello"

Il feretro esce dalla chiesa: commozione e applausi

La funzione incomincia alle 11 e don Salvatore arriva subito al punto: "Basta violenza in queste strade. Vogliamo istruzione, scuole aperte e non abbandonate. Vogliamo un riscatto possibile per i giovani di questo quartiere. Giovani, mi rivolgo a voi, non perdete tempo in strada o ad aspettare i pochi spiccioli di affari loschi. Lello non si è mai sporcato le mani, ma è stato vittima di violenza. Era un giovane sano, che lavorava e giocava a calcio".

In migliaia ai funerali

All'uscita della bara, l'appaluso è lunghissimo, dai balconi suonano addirittura le trombe, mentre i palloncini volano in cielo. Anche la nonna di Raffaele si sente male e viene portata di peso in ambulanza. Dopo il saluto è il tempo della giustizia, delle indagini, delle ricostruzioni. Al vaglio degli inquirenti il racconto di Alfredo Galasso, il 31enne che domenica scorsa si è costituito per l'omicidio di Raffaele. Ha raccontato che tutto è nato da una lite risalente a otto giorni prima e che da allora girava con un coltello per paura di ritorsioni

Ma la famiglia di Perinelli non accetta questa versione. "Nessuna paura, c'è stata premeditazione", le parole della madre della vittima. Intanto, risuonano ancora quelle di don Salvatore, che a NapoliToday denuncia: "Qui mancano scuole, mancano i vigili, manca tutto e le persone sono abbandonate a se stesse. Per cambiare la mentalità delle persone servono tempo e impegno, servono scuole aperte invece solo in questa strada ce ne sono due abbandonate. Raffaele si era riscattato, nonostante il degrado del quartiere. Il suo sangue è innocente, ma non è bastato a salvarlo". 

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