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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Fascicoli di processi nascosti in cambio di mazzette: 26 arresti

Il giro di illegalità scoperto negli uffici giudiziari di Napoli. Coinvolti cancellieri, avvocati e un ispettore di polizia. Casi di procedimenti anche a carico di imputati per reati di criminalità organizzata

Occultavano o manipolavano fascicoli processuali in cambio di mazzette. Ventisei ordinanze cautelari - tre in carcere, 22 ai domiciliari e una misura interdittiva - sono state eseguite contro un giro di illegalità scoperto negli uffici giudiziari di Napoli. Coinvolti quattro avvocati, alcuni cancellieri e un ispettore di polizia.

Ben 45 le persone indagate nell'inchiesta della procura di Napoli su un giro di illegalità consistente nella manipolazione di fascicoli processuali. Perquisizioni della Guardia di Finanza sono in corso negli studi degli avvocati coinvolti e in alcuni uffici giudiziari. Agli atti ci sono intercettazioni e anche riprese video - delle telecamere installate negli uffici della corte d'Appello - che documenterebbero accordi e scambi di denaro tra cancellieri e avvocati coinvolti nell'organizzazione.

Nelle ordinanze si ipotizzano, a vario titolo, le accuse di associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari, violazione del segreto istruttorio, occultamento di fascicoli processuali ed accesso abusivo ai sistemi informatici. I reati sarebbero stati commessi in particolare presso la Corte d'Appello e il Tribunale di Sorveglianza. Secondo la procura, dall'indagine emerge uno schema ricorrente. I funzionari o commessi degli uffici giudiziari, su sollecitazione di avvocati o faccendieri, avrebbero compiuto interventi illeciti su alcuni fascicoli, sottraendo parte degli atti o occultandoli completamente, in cambio di denaro o altre regalie, in modo da condizionare il normale iter giudiziario. Dalle intercettazioni, sottolineano gli inquirenti, si evince l'esistenza di una vera e propria organizzazione, definita come "rete corruttiva". La misura interdittiva riguarda un consulente tecnico iscritto all'albo della procura e del tribunale: su incarico di un avvocato e dietro pagamento di mazzette avrebbe redatto perizie psichiatriche d'ufficio compiacenti a favore di un indagato gravato da numerosi procedimenti penali. Ai domiciliari è finito invece un ispettore di polizia del commissariato Vicaria-Mercato, che - in base alle risultanze delle indagini - avrebbe avuto il compito di sostituire le relazioni negative redatte dal commissariato su richiesta del tribunale di sorveglianza con false relazioni positive, al fine di far ottenere ai condannati provvedimenti favorevoli nonostante l'esistenza di motivi ostativi.

L'organizzazione avrebbe anche favorito imputati di camorra. Alcuni episodi agli atti dell'inchiesta sono relativi a procedimenti per reati di criminalità organizzata, riguardanti anche persone detenute. Gli indagati avrebbero fatto sparire fascicoli o singoli atti, in modo da ottenere continui rinvii e approdare o alla scadenza dei termini di custodia cautelare, o alla prescrizione dei reati contestati. (ANSA)Le indagini sull'organizzazione che manipolava o faceva sparire fascicoli processuali "hanno consentito di accertare un diffuso e inquietante fenomeno di corruzione" in alcuni uffici giudiziari. Lo sottolinea il procuratore aggiunto di Napoli, Alessandro Pennasilico. I dipendenti pubblici coinvolti si sarebbero avvalsi anche dell'amicizia con colleghi che - in qualche caso inconsapevoli, in altri casi coinvolti ma non ancora identificati - li avrebbero aiutati nelle condotte illegali, "con notevole danno per il corretto svolgimento dell'amministrazione della giustizia".

Funzionari e dipendenti pubblici corrotti avrebbero stabilito 'tabelle' per determinare l'entità delle mazzette da ricevere, differenziate in base al tipo di manipolazione di fascicoli processuali. E' uno degli elementi che emerge dall'inchiesta che ha portato all'esecuzione, stamane a Napoli, di 26 ordinanze cautelari. Visto il sistema collaudato, in alcuni casi sarebbero stati gli stessi dipendenti degli uffici giudiziari a sollecitare le attività illecite, proponendo ad avvocati e faccendieri delle ipotesi 'interessanti' per i loro clienti e stabilendo il prezzo per ciascuno dei 'favori' proposti. (ANSA)

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