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Cronaca Torre annunziata

Tentata estorsione, fermato un uomo dei Gionta

In manette Raffaele Raia, figlio dell'ergastolano Amedeo

Ha provato ad estorcere denaro ad un imprenditore oplontino cinque giorni prima di Pasqua. È questa l'accusa con la quale è stato arrestato Raffaele Raia, figlio di Amedeo, ergastolano legato al clan Gionta di Torre Annunziata. I carabinieri del Nucleo investigativo torrese, guidati dal maggiore Leonardo Acquaro, hanno stretto le manette ai polsi del giovane con l'accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. La richiesta di arresto è arrivata da parte della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ad opera del sostituto procuratore Claudio Siragusa, che già in passato ha stretto le manette ai polsi al padre Amedeo e al fratello Catello. Amedeo Raia è uno degli storici appartenenti al clan di Palazzo Fienga. È stato condannato all'ergastolo, con sentenza definitiva, per l'omicidio di Ettore Merlino tra Torre Annunziata e Torre del Greco. L'omicidio venne commesso il 24 maggio 2007 a pochi giorni dagli arresti dall'operazione “Emergency” che permise la cattura dello stato maggiore del clan. Il delitto fu deciso per fare un “favore” agli alleati di Ercolano del clan Birra-Iacomino.

Merlino, affiliato al clan avverso degli Ascione-Papale ed originario di Torre del Greco, venne assassinato su via Nazionale tra Torre Annunziata e Torre del Greco. L'uomo venne convocato a palazzo Fienga da Pasquale Gionta ed il resto del gotha del clan per discutere di una fantomatica alleanza. In realtà si trattava solamente di una trappola per farlo finire sotto i colpi di Raia ed Agnello che commisero materialmente l'omicidio esplodendo nove colpi di pistola che risultarono fatali all'uomo degli Ascione-Papale. Il summit venne ripreso dalle telecamere di sorveglianza installate a protezione della roccaforte del clan e i filmati sono stati decisivi per inchiodare i Gionta. Il loro obiettivo era quello di eliminare da Torre del Greco gli Ascione-Papale mentre i Birra avrebbero fatto lo stesso sul suolo di Ercolano. L'alleanza tra i due clan avrebbe permesso un filo conduttore unico che avrebbe portato sotto il loro controllo un intero tratto di provincia di Napoli.

Il fratello Catello, invece, venne arrestato per lo stesso reato di Raffaele, estorsione aggravata dall'articolo 7 della legge Falcone. Con lui finirono in manette Michele Papa, Catello Raia, Michele Amoruso e Fabio Fortunato. I quattro erano considerati i nuovi taglieggiatori del clan Gionta che si stava servendo di ragazzi poco più che adolescenti dopo le decine di arresti subiti dalla cosca. I nuovi estorsori chiedevano agli esercizi commerciali oplontini cifre che andavano dai duecentocinquanta ai duemilacinquecento euro come stabilito da un nuovo tariffario creato dal clan. A capo del gruppo c'era Michele Papa, cognato dell'allora babyboss latitante Salvatore Paduano. «Devono tornare a pagare tutti come prima» si legge in un'intercettazione tra i due. Ai suoi ordini due figli di storici affiliati al clan, Raia, figlio di Amedeo, e Amoruso, figlio di Francesco “alias a vecchiarella”. A porre fine alla loro attività estorsiva fu un'operazione dei carabinieri del luglio 2012. Domani Raia comparirà dinanzi al Gip assistito dal suo legale Giuseppe De Luca per l'udienza di convalida del fermo.

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