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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

La Napoli di Bennato: "Una polveriera, e la colpa è di chi 'inventò' l'Italia"

Il cantante racconta una città in cui l'anti-Stato domina. E delle promesse di Renzi su Bagnoli spiega: "Ne sono passati molti, i politici quando vengono qui si fanno male"

Edoardo Bennato ha rilasciato a Quotidiano Nazionale un'intervista destinata a sollevare polemiche. Il cantante, che si definisce "un sociologo, un saltimbanco, uno scapestrato", e per questo ancora "sul campo" (cioè a Napoli) e "non come gli intellettuali a tempo perso che se ne vanno, che si svincolano", parla di una città polveriera.

"Oggi, dopo essere stato in tutto il mondo, per me resta sempre la città più bella del mondo – dice il cantante nato e cresciuto a Bagnoli – Ma purtroppo è una polveriera". Il fratello di Eugenio spiega che preferisce "buttarla sull’ironia" nel parlare del capoluogo partenopeo. "Matteo Renzi dovrebbe farsi un giro travestito coi baffi finti e una parrucca nelle periferie tra Napoli, Casal di Principe e Caserta per rendersi conto che qui lo Stato non c’è e impera l’anti-Stato".

Le colpe? Antiche, antichissime. "Risalgono a 150 anni fa quando quei buontemponi di Vittorio Emanuele, Garibaldi, Mazzini e Cavour s’inventarono l’Italia. L’Italia, diciamolo una volta per tutte, è solo un’invenzione. Ed è sbilenca, storpia e zoppa". "Non riesci a mettere insieme Reggio Emilia e Reggio Calabria. Cuneo e Napoli. Treviso e Lamezia Terme – va avanti Bennato – Un divario tragico e tremendo, uguale a quello che c’è tra Il Cairo e Amsterdam".

"Sia chiaro – puntualizza – non voglio criticare la mia gente. È solo che qui non c’è maturità, la società è rimasta bambina ed è preda di voraci rappresentati dell’anti-Stato". "Non voglio parlare di buoni e cattivi, stupidi e intelligenti. O tirare la croce addosso a me, a noi napoletani, alle masse fataliste e vittimiste. Le colpe sono di tutti".

Bennato parla anche della sua Bagnoli, e delle promesse di Renzi, ieri in città per presentare il progetto del governo sull'area. "Io sono cresciuto a pane e fumo dell’Italsider di Bagnoli – spiega – Mio padre lavorava lì, poi, da quando è andato in pensione, è un deserto. Sono trent’anni che vengono politici in questa zona. Arrivano, fanno un giretto, si prendono qualche insulto e poi tornano a casa senza risolvere nulla. Ma a Bagnoli, se ci vieni in veste ufficiale, ti fai male".

"Se a Bagnoli ci fossero stati i bagnini romagnoli – conclude amaro il cantante – in cinque o sei ore avrebbero trasformato tutto da industria siderurgica a turistica. A Bagnoli ci sono le acque termali sulla spiaggia, in tutta la zona ci sono resti storici di grande pregio, a Pozzuoli c’è l’anfiteatro Flavio". "Il turismo è la sua vocazione naturale, ma qui è tutto chiuso".

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