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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Piazze di spaccio nei carceri campani: "Traffico da 10 milioni annui"

La denuncia del segretario dei Sindacato di polizia penitenziaria: "La droga entra con i familiari"

"Come denunciamo da tempo le carceri campane sono grandi piazze di spaccio di droga, almeno 3 chili la settimana con un giro di affari di una decina di milioni d'euro l'anno". Lo afferma, in una nota, il segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo dopo che il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Bruni, ha confermato il traffico.

"È un giro che - prosegue Di Giacomo - vede i familiari dei detenuti far entrare la droga oppure pagare direttamente i clan per la fornitura in cella di stupefacenti e l'alternarsi di pusher fuori e dentro le celle, grazie in particolare ai detenuti in permesso lavoro che fanno la spola o utilizzando i detenuti più deboli e ricattabili. Sono invece gli uomini dei clan, che si servono di telefonini per il più comodo spaccio di droga dentro e fuori il carcere e per dare ordini agli uomini sui territori, a gestire i traffici. Così la detenzione del capo clan che dovrebbe rappresentare la fine della carriera criminale non solo si trasforma in continuazione ma cementifica i rapporti con detenuti e alimenta l'economia criminale necessaria specie per sostenere le famiglie dei detenuti".

Ciò avviene perché la domanda di stupefacenti è alta: la presenza di detenuti classificati tossicodipendenti già all'ingresso in tutta Italia è di circa 18mila (poco meno del 30 per cento del totale) per i quali il cosiddetto "programma a scalare" con la somministrazione di metadone ha dato risultati molto scarsi. Non a caso la recidività di reato per questi detenuti, una volta fuori, è altissima. A questi si deve aggiungere che tre detenuti su dieci sono solo spacciatori e non consumatori

"Purtroppo - aggiunge e conclude Di Giacomo - la droga non è l'unica emergenza: nelle carceri della Campania, come riprovano i gravi episodi di due agenti aggrediti sempre a Santa Maria e due a Secondigliano, nel giro di 48 ore e i disordini a Salerno, la situazione è fuori controllo al punto che detenuti a Poggioreale diventano influencer con video diffusi dalle celle sui social e che i colloqui familiari-detenuti (sempre a Poggioreale) si fanno dall'esterno con il megafono, quando non c'è il telefonino".

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