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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Disabile ritrovato in un tugurio tra rifiuti e topi: assolta la nipote accusata di abbandono

La decisione del giudice

Era stata accusata di un reato assai grave: abbandono di persona incapace. Questa era infatti la contestazione mossa ad una 40enne di Avellino che nel 2010 era stata nominata tutrice di uno zio che aveva un grave deficit psichico. La vicenda aveva avuto una grande risonanza nella città di Napoli quando nel mese di Febbraio del 2019 i Servizi Sociali, allertati da alcuni condomini, avevano rinvenuto il disabile in uno scantinato di via Vecchia Roma, in un ambiente del tutto privo di arredamento, nonché di energia elettrica ed acqua.

L'accusa di abbandono

Il tugurio era inoltre sommerso dai rifiuti, invaso da insetti e topi e con escrementi di cane che ne rendevano l'odore nauseabondo e l'ambiente del tutto invivibile. Il disabile, classe '61, veniva quindi immediatamente prelevato e trasferito in una Casa Famiglia in provincia di Caivano. Sin da subito gli Inquirenti concentravano la loro attenzione sulla nipote, alla quale veniva contestato il reato di aver abbandonato una persona incapace di provvedere a se stessa, contravvenendo al suo dovere di badare alla stessa, essendo stata nominata anche sua tutrice.

L'indignazione era ancora più grande a seguito della constatazione che la nipote gestiva interamente anche la pensione e l'indennità di accompagnamento dello zio invalido, ammontante a pù di mille euro al mese.

Assolta in formula piena

Nella giornata di ieri il Tribunale di Napoli, Sesta Sezione Penale, presieduto dal Presidente Pellecchia, ha mandato assolta la nipote per non aver commesso il fatto.

In particolare il Tribunale ha aderito in pieno alla tesi sostenuta dal difensore della quarantenne, l'avvocato Rolando Iorio, che ha evidenziato come lo zio disabile abitasse in tutt'altro luogo rispetto a quello ove era stato rinvenuto dai Servizi Sociali, e che frequenti erano le sue fughe da casa volte a ritornare nei luoghi dove aveva vissuto da giiovane.

Nessuna colpa poteva quindi sollevarsi nei confronti della nipote che prontamente si adoperava ogni volta per recuperare lo zio. Il Pubblico Ministero presente in aula aveva chiesto una condanna a due anni di reclusione. La donna invece è stata assolta con formula piena per non aver commesso il fatto.

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