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Cronaca

La chemioterapia in un diario: “La vita è lì e pretende di essere vissuta”

Maura si ammala giovanissima e, dopo un difficile percorso di terapia, sconfigge il cancro. Giorno per giorno annota il suo "viaggio" in un diario diventato libro, un vero e proprio inno alla vita

Maura Messina ha solo 26 anni quando scopre di avere il cancro. La sua vita cambia, si capovolge completamente. Si è appena laureata in Design per l'Innovazione, ma deve mettere da parte tutti i suoi progetti. Quelle che però, nemmeno per un momento, mette da parte, sono le speranze, perché Maura non è certo il tipo di persona che si arrende e continua a guardare al futuro con ottimismo, anche durante il difficile percorso chemioterapico.

E proprio mentre affronta la chemioterapia e vive sospesa, dovendo mettere da parte anche la sua passione per la pittura a olio, la giovane napoletana decide, spronata anche da una persona vicina, di scrivere un diario sul suo "viaggio" in questo strano mondo che si trova forzatamente ad esplorare e che chiama "kemioland". E quello che ne viene fuori, in realtà, alla fine di questo doloroso percorso che la vedrà sconfiggere il cancro, è un racconto che è un vero e proprio inno alla vita, un racconto "leggero", persino ironico e pieno di speranza. Un racconto, nato in forma privata, che poi diventerà un libro.

"Diario di una Kemionauta" (edito da Homo Scrivens) è un libro estremamente positivo, che mostra tutta la solarità dell'animo di Maura anche nei momenti più difficili e che offre una prospettiva diversa sulla vita non solo a chi sta affrontando o ha affrontato lo stesso percorso della giovane autrice, ma a tutti.

"Mi sono  arruolata nell'esercito immaginario dei 'barcollo ma non mollo' ed è con questo spirito che ho affrontato il mio forzato viaggio su kemioland" scrive Maura, che oggi porta in giro il suo libro e la sua storia e, nel farlo, diffonde, ogni volta, anche un messaggio importante sull'inquinamento ambientale nella Terra dei Fuochi e sulla cittadinanza attiva che porta avanti una diffciile battaglia.

Maura, quando hai scoperto di esserti ammalata? E com’è cambiata la tua vita?
Nel 2012, subito dopo essermi laureata, ho scoperto di essermi ammalata di linfoma. Non sapevo che esistesse un tumore del sangue fino a quel momento. Ero convinta, dopo la laurea specialistica, di dovermi buttare a capofitto nella jungla del mondo del lavoro… ho dovuto rivedere i miei programmi, accantonare i progetti lavorativi e dedicarmi a un percorso diverso. Sono stata sottoposta a un ciclo di chemioterapie durato circa sei mesi, seguito da uno di radioterapie.

Da dove nasce l'idea di raccontare in un diario la tua "avventura" in quella che chiami kemioland?
Il libro nasce come scrittura privata. È a tutti gli effetti il mio diario segreto, scritto esclusivamente per me. Il tutto è iniziato come conseguenza ad una serie di divieti frutto della chemioterapia. Durante quel periodo mi era stato vietato l’uso delle vernici e dei colori ad olio che usavo per dipingere. Un caro amico, Mario, mi ha suggerito di impiegare parte del mio tempo scrivendo. Ho seguito il suo consiglio. Senza dirlo a nessuno, ogni volta che tornavo da una seduta di chemioterapia, scrivevo delle riflessioni su un’agenda che custodivo nel cassetto del mio comodino. Ogni volta che scrivevo non rileggevo mai ciò che avevo già scritto. Continuavo ad andare avanti senza voltarmi indietro. Pochi giorni prima di Natale, al termine della chemio, ho riletto per la prima volta il diario. Mi sono trovata davanti a una storia completa… mi sono scoperta kemionauta in un mondo nel mondo, una sorta di “terra di mezzo” chiamata Kemioland. Leggevo le pagine con una gioia infinita, ho vissuto il classico effetto del “riavvolgimento di pellicola”, ero felice che quel momento fosse passato… quanto ho imparato da quel 2012!

Dal libro emerge un messaggio bello, di speranza, nonostante racconti una vicenda di estremo dolore. Mettere in condivisione un'esperienza così forte e farlo in modo tanto positivo può essere di aiuto ad altri che stanno affrontando questo percorso?
Potevo scegliere di tenere il libro segreto, ma non mi è sembrato giusto. Ho sentito la necessità di condividere il mio diario con chi aveva reso più lieve il mio viaggio. L’ho mostrato a Eddy (il mio fidanzato), ai miei genitori e a Mario (l’amico che mi ha suggerito di usare la scrittura come terapia). Dopo averlo letto mi hanno spronato nella ricerca dell’editore. Non mi aveva sfiorato l’idea della pubblicazione, fino a quando non mi hanno detto che il libro poteva essere d’aiuto a chi si trova in una situazione simile.
Ho scelto di tentare la strada della pubblicazione perché speravo, e spero, di trasmettere un messaggio di vita e di speranza… al di là del risultato, la vita è lì e pretende di essere vissuta. Come ho scritto all’inizio del libro, io non do una ricetta per vincere la malattia, ma offro quella che è stata la mia esperienza… leggendo il diario bisogna non dimenticare mai che sono pagine scritte durante la chemioterapia, scritte nell’incertezza totale dell’esito delle terapie. Nonostante ciò, il diario è una visione positiva e propositiva della vita. La mia ematologa e altri medici hanno definito “Diario di una kemionauta” un libro terapeutico, utile per il paziente e per i familiari che lo accompagnano. 

Tu sei una bravissima artista, ma durante la terapia non hai potuto dipingere…Raccontaci degli acquerelli che hai realizzato per il tuo libro
Gli acquerelli contenuti nel libro arrivano in un secondo momento. Come ho raccontato, mi sono state vietate le vernici e i colori in generale perché potevano interferire con le cure. A Natale, sotto l’albero, Eddy mi ha fatto trovare gli acquerelli atossici… Così ho potuto ripercorrere il diario con degli strumenti che sento più affini. Ogni paragrafo è accompagnato da una tavola a colori.

Com'è andata la ricerca di un editore, cosa cercavi dalla casa editrice che avrebbe pubblicato la tua storia?
Il libro è composto da due parti. La prima è il mio diario a tutti gli effetti, l’altra è dedicata alla ricerca dell’editore e alla seconda parte di questa avventura. Sono laureata in Design, il mondo dell’editoria mi era totalmente oscuro… ho iniziato a scrivere a numerose case editrici, sperando in una risposta. Dopo qualche settimana ho ricevuto le prime mail di apprezzamento, la maggior parte degli editori aveva intenzione di procedere con la pubblicazione dietro lauto compenso. Io però non cercavo una casa editrice a pagamento, volevo qualcuno che credesse nel mio sogno… Ho aspettato e ho trovato! La casa editrice Homo Scrivens ha creduto nel mio progetto, mi ha aiutato a realizzarlo e non mi ha chiesto un solo centesimo. Mi ha anche  dato carta bianca per quanto riguarda l’impaginazione, fuori dal comune. Con orgoglio posso dire di aver creduto in un sogno e di averlo realizzato a Napoli con una casa editrice napoletana.

Alle presentazioni del tuo libro è spesso presente il frontman degli RFC, Maurizio Affuso, che con Jovine ha pubblicato un brano (e un video) molto toccante sulla terra dei fuochi. Qual è il messaggio che insieme state cercando di diffondere?
Maurizio è un artista molto sensibile. Il libro mi dà la possibilità di incontrare persone fantastiche e in alcuni casi, proprio come è successo con Maurizio, di trovare un amico. Insieme cerchiamo di diffondere un messaggio importante: nessuno si prenderà cura del nostro territorio al posto nostro. Non è possibile delegare ad altri ciò che possiamo fare noi in prima persona. Ognuno può fare qualcosa seguendo le proprie attitudini e attingendo al proprio talento. Io l’ho fatto con il libro e i disegni, Maurizio e gli RFC lo fanno attraverso la musica… ognuno può fare qualcosa di importante. Cito a tal proposito Enzo Tosti (Referente del Coordinamento Comitati Terra dei fuochi): “Tanti nessuno cambiano il mondo”. 
 

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