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Cronaca

La storia di Danilo Alì Marraffino, il rapper islamico dell’Arenella

Si fa chiamare 'o Tre, ed è il primo rapper della "new wave napoletano-musulmana": nei suoi versi l'islam integrato e integrante del capoluogo partenopeo

Il suo hip hop islamico è made in Naples. Fa continui riferimenti al Corano Danilo Alì Marraffino, il rapper che si fa chiamare ’o Tre ed è l'Mc del gruppo rap Annurà: Annurà come “onorare”, ma anche anticamente “denudarsi”, laddove in arabo “an nur” vuol dire “la luce”.

Le loro musiche saranno in “NapolIslam”, il documentario di Ernesto Pagano sui napoletani convertiti all’islam, una realtà diffusa quanto articolata. Danilo è uno di loro: non parla una parola di arabo al di fuori delle preghiere e non è mai stato in un paese musulmano, ma la conversione gli ha dato equilibrio, a suo dire lo sta aiutando a diplomarsi al conservatorio Cimarosa di Avellino.

Danilo frequenta la moschea di corso Lucci, non lontano dalla più grande di Napoli, quella di piazza Mercato. Ad instradarlo all'islam – racconta ad Internazionale – un amico senegalese che vendeva cd falsi al Vomero, ai quali era arrivato dopo la trafila delle cassette mixed by Erry. Al tempo c'era la guerra in Iraq, e l'imam di corso Lucci era Mario Abdullah Cavallaro, “un napoletano che si era laureato in Arabia Saudita, una persona saggia”, racconta 'o Tre.

La moschea per lui “non incuteva soggezione come una qualsiasi chiesa piena di simboli e statue”. Era anzi un posto dove “potevi discutere, studiare, ma soprattutto potevi sentirti parte di una comunità, che era proprio quello che mi mancava”. “A casa mia all’inizio non l’avevano presa bene”, spiega, facendo riferimento a come i media tendevano (e tendono anche oggi) a appiattire l'islam sull'estremismo. “Però quando hanno visto che la religione mi dava equilibrio ed era per me un fattore positivo – racconta Danilo – hanno cambiato idea”.

Religione e musica. Da antennista qual era, si era montato a casa una parabola grazie alla quale guardare l'hip hop Usa del Five-percent Nation, la “nazione islamica” americana. In quel periodo, da noi, il rap - a suo dire - “non era completamente nelle mani del mercato”. “Potevi incontrare Speaker Cenzou a piazza Vanvitelli o a piazza del Gesù, o anche La Famiglia, la prima ondata del rap napoletano”.

La sua è una visione progressista dell'islam: “Bisogna adattare la sharia a quest’epoca storica”, spiega Danilo. È contrario ai “fratelli azzeccati” – come definisce, in gergo islamico-partenopeo, quelli convinti che la musica vada vietata – e anzi si propone come alfiere di una new wave napoletano-musulmana specchio dell'islam integrato e integrante del capoluogo partenopeo.

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