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Cronaca

La crisi colpisce anche i "botti" di Capodanno: calano le vendite

Commercianti in difficoltà. Prezzi identici allo scorso anno, ma le vendite sono diminuite fino al quaranta per cento. La concorrenza delle cinquemila e più bancarelle abusive gestite dalla camorra

Quest'anno anche le vendite dei fuochi artificiali legali sono calate tra il 30 e il 40 per cento. I dati provengono dai due più grossi importatori italiani di artifizi pirici che operano nella provincia di Napoli.

Aziende come la «Perfetto srl» di Sant'Antimo e la «Fire Works sud di Giovanni Lipori e C snc» di Giugliano, che insieme importano dalla Cina qualcosa come oltre quattro milioni di tonnellate di fuochi artificiali, che poi distribuiscono in tutta Italia e non solo.

Colpa della crisi economica? Sì, fa sapere Raffaele Perfetto, contitolare della «Perfetto srl» di Sant'Antimo, la prima del sud Italia per importazione della Cina. «Le vendite sono calate proprio tra il trenta e il quaranta per cento. Eppure i prezzi sono identici a quelli dello scorso anno. In pratica, i negozi autorizzati per la vendita di questi articoli, hanno si acquistato, ma senza fare un riassortimento. Segno che la merce è rimasta sugli scaffali», spiega Perfetto a Il Mattino.

Stesso copione a qualche chilometro di distanza, in contrada San Giuliano, nelle campagne di Giugliano, dove i depositi della «Fire Works sud» sono ancora pieni. «Il termometro della crisi è più sensibile per gli acquisti voluttuari», dice Giovanni Lipori, titolare dell'azienda che movimenta tra i due milioni e i due milioni e mezzo di tonnellate. «Il calo sfiora il 40 per cento rispetto allo scorso anno, ed è facile la diagnosi: la crisi. Speriamo di recuperare, parte delle perdite, in questi ultimi giorni del 2011».

E oltre alla crisi, questo settore, subisce anche la concorrenza delle cinquemila e più bancarelle abusive, gestite dalla camorra, e capace di piazzare tra le mille e le duemila tonnellate di fuochi artificiali, importati clandestinamente, poco sicuri o addirittura falsificati apponendo a questi prodotti il marchio delle aziende cinesi che sono certificate con protocolli molto severi.

Da almeno un ventennio i fuochi artificiali con i quali festeggiamo l'arrivo del nuovo anno, sono di fabbricazione cinese. Il perché lo dice Raffaele Perfetto: «Li scoprì per primo mio padre, a metà degli anni Ottanta. I fuochi cinesi, erano ben fabbricati, sicuri e avevano un prezzo davvero interessante, impensabile per quelli di produzione italiana. Questo in pratica segnò la fine di un'epoca e quella della nostra azienda. Da produttori ci trasformammo in importatori e distributori».

E in epoca di crisi globale, anche la fantasia pirotecnica dei cinesi, ha segnato il passo non proponendo nessuna novità rispetto al 2011. «Anche quest'anno», dice Giovanni Lipori a Il Mattino, «abbiamo distribuito i soliti prodotti, contenendo al massimo i costi».

La spesa per i fuochi artificiali inciderà tra i 50 e i cento euro, per una « sparatoria» tranquilla, tra i 500 e i mille e cinquecento per uno spettacolo, quello da far scoppiare di invidia i vicini. Si parte dai cinque euro per una confezione di bottigline e pistole a strappo, che lanciano coriandoli e stelle filanti. Dieci euro per una dozzina di bengala di dimensioni medie. Il doppio per quelli maxi.

Tra i cinque e i sette euro, invece, per una confezione di «stelline» ( la cui vendite sono calate del 70%). Venti euro per un «vulcano» grande che dura meno di tre minuti e per una batteria piccola che però può arrivare fino a 50 euro. Il doppio per la batteria «Lilly cento», mentre si sfonda il portafoglio per le batterie professionali (da 300 e fino a 1000 euro) il cui acquisto è consentito solo ai titolari di porto d'armi.

 

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