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Venerdì, 19 Aprile 2024

Salumieri, edicolanti, fruttivendoli: paure e speranze della Napoli che resta aperta

Se da un lato la città è chiusa e deserta, dall'altro ci sono commercianti che aprono tutte le mattine per garantire i servizi essenziali

Non c'è ancora un'atmosfera da coprifuoco bellico. I controlli delle forze dell'ordine non sno ancora posti di blocco. Le strade sono svuotate, ma non ancora deserte. Se la guardasse un marziano, Napoli al tempo del Coronavirus sembrerebbe in una perenne e sonnolenta domenica pomeriggio. Il disagio, la preoccupazione, finanche la paura è spesso negli sguardi dei pochi passanti che si incrociano. Ma se da un lato c'è una città chiusa, dall'altro ci sono commercianti che devono restare aperti per ganatire i servizi essenziali. Anche se economicamente il gioco non vale la candela. 

Salumieri, farmacisti, edicolanti, meccanici, ferramenta. E' l'esercito silenzioso della Napoli che resta aperta. "Gli affari vanno malissimo. Perché apro la mattina? Devo avere rispetto per la gente che mi consente di mangiare tutto l'anno, devo offrire loro un servizio. Se chiuso io dove vanno a comprare" ci spiega un fruttivendolo di via Santa Teresa degli Scalzi.  

Tra di loro, però, c'è anche chi vorrebbe stare a casa come gli altri, al sicuro: "Mi sento il galera - afferma un edicolante di via Foria - siamo costretti ad aprire perché facciamo parte della filiera dell'informazione. Forse avrebbe avuto senso 20 anni fa. Ma oggi, con internet, non serviamo a nulla. E io sto qui, a rischiare il contagio. Come se non bastasse, i fornitori continuano a farci arrivare non solo i giornali, ma anche tutto il resto e la prossima settimana dovrò pagare un estratto conto salatissimo senza aver incassato". 

C'è anche chi avrebbe preferito la chiusura totale: "Fermi tutti per quindici giorni e avremmo sconfitto il virus - il pensiero di in venditore di ricambi auto - Adesso ho paura di essere contagiato e di portare la malattia ai miei familiari. Perché apro? aiuto le persone che hanno bisogno del mio lavoro". 

Nei negozi si prova a far rispettare le regole: "Noi facciamo il massimo - spiega un ferramenta - applichiamo le indicazioni del decreto al meglio e chiediamo il massimo del rispetto ai clienti, ma la paura resta. Se avessero chiuso tutto non mi sarei sentito in dovere di aprire e adesso sarei a casa, al sicuro". 

(Ci scusiamo per la cattiva qualità dell'audio di questo video, ma per garantire la sicurezza del giornalista non è stato usato il microfono)

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