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Cronaca

Coronavirus, la denuncia: "Anziani abbandonati. Ho salvato mio zio dal soffocamento"

"A mio zio è stata diagnosticata una polmonite ad ingestis. Ho dovuto provvedere da sola alle cure a mio rischio e pericolo e alle ingenti spese. Il Governo non dovrebbe dimenticare i più deboli", denuncia Maria Consiglia Izzo

Le misure restrittive per gli spostamenti sono utili ad evitare possibili contagi da Coronavirus, ma stanno incidendo in maniera molto pesante sulle fasce più deboli della popolazione.

Maria Consiglia Izzo, giornalista e addetta stampa, in piena emergenza Covid-19, ha rischiato di perdere un proprio familiare nei giorni scorsi. In un'intervista a NapoliToday racconta quei minuti drammatici e tutte le difficoltà incontrate per ottenere l'assistenza che meritava suo zio.

-Ci racconti cosa è accaduto?
 "Il Governo ci ha ordinato di rimanere a casa per tutelare noi stessi e per non mettere a rischio la salute delle persone fragili, ovvero degli anziani, dei bambini, dei soggetti immunodepressi, ed in generale dei malati. Nulla in contrario, anzi io ho limitato le mie uscite già prima che fosse varato il decreto proprio per preservare la salute delle persone con cui vivo: due anziani (di 86 e 87 anni) allettati e mia mamma che - sebbene goda di ottima salute - ha comunque 73 anni. Giovedì scorso a uno dei miei due zii è andato qualcosa di traverso mentre pranzava: dopo i primi tentativi di soccorso ho chiamato il 118 in quanto mio zio faceva fatica a respirare, al telefono mi hanno fin da subito chiarito che l’ambulanza non sarebbe arrivata prima di un quarto d’ora. Nel frattempo mio zio aveva perso coscienza e ho iniziato a praticargli un massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca (cose mai fatte in vita mia) per un decina di minuti, fino a quando non è arrivato il personale del pronto intervento che ha praticato più volte la manovra di Heimlich riuscendo a liberargli le vie respiratorie. In tarda serata è venuto a fargli visita lo pneumologo che lo segue, il quale mi ha consigliato di fargli fare una radiografia al torace e una tac".

-E qual è stato il responso degli esami medici?
"L'ho fatto trasportare tramite un’ambulanza a pagamento in un centro privato ove ha effettuato gli esami richiesti (sempre a pagamento). E’ venuta fuori una polmonite ad ingestis causata dall'ingresso di sostanze estranee nell'albero broncopolmonare, per cui lo pneumologo gli ha prescritto una terapia in vena: chiamo così gli infermieri che seguono i miei zii da sempre (a pagamento, poi capirete perché ci tengo a precisarlo), i quali - o perché oberati di impegni nelle strutture dove lavorano, o perché in quarantena, o perché timorosi (giustamente) dei controlli - non sono potuti intervenire. Il risultato? Io e mia mamma siamo costrette a provvedere alla cura generale e a quella straordinaria (a nostro rischio e pericolo) dei miei zii: dalla gestione della terapia in vena, alla cura delle piaghe da decubito, alla movimentazione degli arti per evitare che si intorpidiscano, alla gestione dei cateteri, etc. Questa mattina ho provato a chiamare due numeri che mi son stati passati nei giorni scorsi: la Croce Rossa e l’Ufficio Servizi Sociali. Entrambi gli enti mi hanno chiarito che non potevano fare nulla: la signora della Croce Rossa, gentilissima, mi ha detto che avrebbe condiviso l’appello nel gruppo dell’associazione, e la signora dell’Ufficio Servizi Sociali mi ha detto che non sapeva come aiutarmi e che già aveva ricevuto altre richieste simili".

-So che vuoi lanciare un appello...
"Chiedo a tutti i nostri “governanti, se è vero che volete tutelare le persone fragili, perché non avete pensato a garantire il minimo indispensabile affinché loro possano continuare a vivere e non ammalarsi (se non a causa del Coronavirus a causa di qualche altro fattore) oppure peggiorare il loro precario stato di salute mentre restano chiusi in casa? Io la settimana scorsa sono uscita sono una volta per fare la spesa ed infinite volte per andare dal medico di base (che non risponde al telefono, se non dalla 8:30 alle 9 del mattino), in farmacia e nel centro ove zio ha fatto gli esami… Vi sembra giusto che io sia così esposta al virus e, quindi, possa contrarlo e trasmetterlo ai miei fragili parenti? In 24 ore ho speso per mio zio circa 600 euro tra medici, ambulanze, medicine, esami; mio zio se abitasse da solo non si sarebbe potuto permettere tutto ciò… Come faranno gli anziani soli, che non hanno né abbastanza soldi né persone che li assistono, ad andare avanti in questo periodo? Prima di “decretare” pensate alle mille sfumature dell’#IoRestoaCasa: c’è chi è contento perché rassetta, legge quel libro che ha comprato da anni, recupera le puntate della serie preferita, oppure ne approfitta per stare con la famiglia, e c’è chi – come l’anziano – ha bisogno di attenzioni costanti sotto tutti i punti di vista. Rendo pubblica questa mia esperienza non per chiedere aiuto, perché – anche se con tanti sacrifici - io e mamma ce la faremo anche stavolta, ma per portare a galla un problema che esisteva ieri, che oggi è ancora più greve e a cui i nostri governanti non hanno pensato: la precarietà delle condizioni di vita degli anziani (una delle categorie di persone fragili per la cui tutela noi italiani ci siamo chiusi in casa), che – ricordo – non sono esposti solo al Coronavirus".

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