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Cronaca Torre annunziata

Processo “Mano nera”: cinquecento anni di carcere in appello

Condannati 51 elementi del clan Gallo-Cavalieri e dei "Psielli" di Torre Annunziata. Confermate quasi tutte le condanne di primo grado

Solo qualche leggero sconto di pena ma nulla più. Si è concluso con oltre cinquecento anni di carcere il processo d'appello contro gli uomini del clan Gallo-Cavalieri e dei “Psielli” coinvolti nell'operazione “Mano nera” del 2013. La sesta sezione penale della Corte d'Appello di Napoli ha scelto di concedere solo qualche ritocco ad alcuni tra i personaggi più in vista dell'operazione. Si tratta di Francesco Gallo, alias “Ciccio o' cavaliere” a cui sono stati scontati sei anni come richiesto dal sostituto procuratore generale e a cui è stata inflitta la condanna a 20 anni di carcere. Stessa pena anche per Nicola Guida, a cui in primo grado erano stati inflitti 28 anni. Un anno e quattro mesi in meno anche per Vincenzo Scarpa, alias “caramella”, figlio di Natale ucciso dai rivali del clan Gionta il 15 agosto del 2006, per il quale era stata chiesta la conferma della condanna di primo grado.

Confermata la condanna anche ai danni di Francesco Gallo a cui sono stati inflitti 18 anni in primo grado. il blitz dei carabinieri ai danni del clan avvenne nel rione Penniniello il 4 aprile 2013. Quel giorno finirono in manette ottanta persone e vennero impiegati circa cinquecento militari. Il rione venne messo sotto assedio ma di fatto venne inferto un colpo mortale ai “cavalieri”. Le accuse ai danni degli arrestati erano, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, porto e detenzione illegale d'armi da fuoco.

L'organizzazione criminale aveva tanti altri nomi di spicco condannati a pene esemplari. Tra questi c'era per esempio Tullio Calabrese, il commerciante oplontino condannato in primo grado a 16 anni e otto mesi di carcere e finito sotto i colpi delle armi sempre del gruppo di fuoco dei Gionta riuscendo però a sopravvivere al tentativo omicidiario. Altro elemento apicale a cui è stata confermata la pena è Natale Cherillo che in primo grado ha incassato 17 anni e nove mesi di pena ed è coinvolto in altri processi che riguardano il clan. Secondo l'antimafia erano coinvolti attivamente nell'organizzazione anche Vincenzo e Francesco Battipaglia Gallo condannati rispettivamente in secondo grado ad otto anni e dieci mesi e 17 anni e nove mesi di carcere.

La “specialità” della cosca era il traffico di sostanze stupefacenti. I membri del clan riuscivano ad acquistare droga sia dall'Olanda che dalla Spagna riuscendo a farla arrivare sulle piazze di spaccio di tutto il vesuviano. Un ruolo che gli investigatori riconoscevano loro di predominanza anche rispetto al clan Gionta. Dopo l'operazione “Alta Marea” del 2008 e i successivi blitz specifici contro le piazze di spaccio nel Quadrilatero delle carceri, i “valentini” dovettero cedere il controllo delle attività criminali proprio alla cosca contro cui avevano combattuto per anni insanguinando le strade della città.

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