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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

La camorra non si è fermata durante il lockdown: il controllo delle sanificazioni

Così il clan Vinella-Grassi di Secondigliano riusciva a controllare i settori della vigilanza privata e delle pulizie

I clan di camorra non si sono fermati nemmeno durante il lockdown. L'aveva denunciato il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo e la conferma è arrivata con l'inchiesta che questa mattina ha portato all'esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere e due obblighi di dimora e divieto di esercizio d'impresa ai danni di membri del clan Vinella-Grassi di Secondigliano. La Direzione distrettuale antimafia, a opera del sostituto Maurizio De Marco, e il Gico della guardia di finanza, guidato dal colonnello Giuseppe Furciniti, hanno sgominato un'organizzazione capace di creare una realtà economico-imprenditoriale che non si è fermata nemmeno a causa del Coronavirus. Avevano, infatti, aggredito settori che non hanno mai smesso di lavorare come la vigilanza privata e le ditte di pulizie, quest'ultime particolarmente attive a causa delle sanificazioni necessarie in questo periodo. Così il clan, protagonista della faida a seguito di scissione con il clan Amato-Pagano, è riuscito a imporsi come player imprenditoriale che reimpiegava i proventi del traffico di droga in attività dalla parvenza lecita.

La trasformazione in imprenditori

Per farlo hanno utilizzato una modalità sfacciata: non hanno avvicinato imprenditori dei settori di loro interesse per corromperli o prestare soldi a tassi usurai ma sono diventati loro stessi imprenditori. A dare le direttive, direttamente dal 41bis, era il boss Antonio Mennetta, forte di accordi raggiunti prima di essere arrestato e conquistati “sul campo” attraverso azioni violente di fronte alle quali anche altri clan hanno dovuto piegare la testa. Durante i colloqui con la madre Annunziata Petriccione e con il cognato Alberto Sperindio, riusciva a impartire la direzione da dare alle imprese del clan. Alla madre toccava la gestione di una pasticceria e di un autosalone. Il resto era ad appannaggio gestionale proprio di Sperindio di cui si ricorda la condanna del 2010 proprio per aver provato l'anno prima a far entrare nel carcere di Palermo degli oggetti non consentiti per il boss. Sperindio da nullatenente è diventato imprenditore di successo dopo essere entrato nelle grazie di Mennetta. Un successo che la Dda ha quantificato in non meno di 10 milioni di euro che sono stati sequestrati tra beni mobili e immobili ritenuti proventi delle attività imprenditoriali.

Il business delle sanificazioni e della vigilanza

 Particolare importanza hanno assunto per gli investigatori le attività di sanificazione riscontrate in diretta nel corso delle ultime settimane dimostrando come il clan avesse puntato su settori strategici capaci di sopravvivere, o addirittura sfruttare l'emergenza sanitaria. Settori come la vigilanza privata non armata, da sempre oggetto del desiderio e delle spartizioni dei clan. L'inchiesta è stata instradata anche dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia a cui sono seguiti i riscontri degli investigatori e che hanno dimostrato come la successiva pace tra i clan dell'area d'influenza dell'originario clan Di Lauro si basasse proprio sulla spartizione delle attività imprenditoriali, necessarie per il reimpiego dei capitali provenienti dal traffico di droga di cui le cosche della zona sono leader. All'esito di questa indagine la Dda è pronta a comunicare al Dap l'assoluta indispensabilità del regime carcerario duro ai danni di Mennetta. Colui che si definiva “l'imperatore di Secondigliano” deve rimanere al 41bis nonostante il rischio Covid e per questo motivo il sostituto Maurizio De Marco ha già redatto una nota da inviare a Roma per impedirne la scarcerazione.

Gli indagati 

Custodia in carcere:

MENNETTA Antonio, nato a Napoli il 03/01/1985;

PETRICCIONE Annunziata, nata a Napoli l’1/04/1962;

SPERINDIO Alberto, nato a Napoli il 19/01/1979;

DI BARI Salvatore, nato a Napoli il 22/07/1977;

VALLEFUOCO Giovanni, nato a Mugnano di Napoli l’1/06/1970;

Obbligo di dimora e divieto di esercizio di impresa e di uffici direttivi di imprese:

SPERINDIO Gianluca, nato a Napoli il 30/01/1984;

AURINO Antonio, nato a Napoli l’11/11/1986.

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