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Cronaca

Circum deragliata, la perizia: “Fu colpa del meccanismo frenante”

Il deragliamento di un convoglio sulla Napoli-San Giorgio causò nel 2010 due vittime. Unico imputato il macchinista, ma le analisi dei tecnici sembrano indicare responsabilità meno circoscritte

L'incidente avvenne quattro anni fa: due morti e 57 feriti il bilancio del deragliamento di un treno Metrostar della Cricumvesuviana. L'unico rinviato a giudizio, per duplice omicidio colposo, fu Giancarlo Naso, macchinista del convoglio con 20 anni di servizio alle spalle. Adesso – con il dibattimento che entra nel pieno – sorgono i primi dubbi per una ricostruzione che indicò delle responsabilità tanto nette e circoscritte.

L'ingegnere che ha svolto sopralluoghi ed analizzato il treno, i suoi sistemi di sicurezza e la scatola nera, rispondendo alle domande del pm Lucia Esposito e del legale del macchinista Segio Cosentini, ha disegnato uno scenario diverso. Al tempo sulla tratta Napoli-San Giorgio veniva usato un sistema semplice e poco dispendioso, l'Atp, un meccanismo frenante che creava criticità in più punti. Come la curva Pascone, quella della tragedia.

Il treno, uscito a 30 km/h in più della velocità prevista, si spinse oltre i binari. Il suo sbalzo violento fece sì che in molti rimanessero feriti, ed un 71enne finì con le gambe fuori le porte di un vagone, poi tranciate dall'urto con un palo. Con lui morì, giorni dopo, un'altra persona. L'Atp era comandato da remoto attraverso radiofrequenza, ma non poteva funzionare in quel punto anche per una questione di lunghezza d'onda del segnale, nonché per alcune difficoltà di ricezione del convoglio.

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