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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Poggioreale

Una petizione per chiudere il Carcere di Poggioreale: l'iniziativa di Sud Protagonista

Parte la raccolta firma per la chiusura e dismissione della casa circondariale partenopea e per la costruzione di una nuova struttura nel nolano

Una petizione popolare per chiudere il carcere di Poggioreale in tempi rapidi, attraverso la procedura di dismissione e vendita alla Cassa Depositi e Prestiti per ottenere il finanziamento per la costruzione del nuovo carcere  a Nola. Questa l’iniziativa presentata questa mattina a Napoli dal movimento politico "Sud Protagonista", con la contestuale raccolta delle firme finalizzate a sottoporre la richiesta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro della Giustizia.

Presenti alla conferenza stampa il Segretario federale Salvatore Ronghi, il portavoce cittadino, Luigi Ferrandino, il Presidente del Comitato ex Detenuti Organizzati Napoletani Pietro Ioia ed il Presidente della Cooperativa “Fiamma” Antonio Arzillo.

Ecco il testo della petizione, pubblicata sulla nota piattaforma Change.org:

Premesso che:

-  il Carcere di Poggioreale di Napoli fu inaugurato nel lontano 1914 ed è tra i più vetusti d’Italia; 

-  da anni, esso risulta strutturalmente inadeguato, con celle non a norma, carenza di spazi vitali, che privano i detenuti della dignità e del rispetto dei diritti fondamentali di ogni essere umano, ancorchè sottoposto a detenzione;

-  a fronte di una capienza di 1659 posti, le presenze arrivano fino a 2400 detenuti e quasi mai al di sotto dei 2000 e, pertanto, regna una grave condizione di sovraffollamento;

-  quotidianamente si effettuano oltre 400 colloqui, che vedono l’accesso di oltre mille familiari in spazi limitati che creano grandi difficoltà ai parenti dei detenuti e al lavoro della Polizia Penitenziaria;

-  a fronte di una pianta organica della Polizia Penitenziaria, prevista di 915 unità, già insufficienti, si riscontra una carenza organica di oltre 200 unità;

-  tale oggettiva situazione di inadeguatezza strutturale determina l’impossibilità a realizzare attività ed azioni per la rieducazione e il reinserimento sociale dei detenuti, sancito dalla Costituzione italiana;

Considerato che:

-  solo nel 2018 si sono verificati nel carcere di Poggioreale ben cinque suicidi e che nel 2017 gli agenti di Polizia Penitenziaria hanno sventato almeno 70 suicidi;

- l’assistenza sanitaria risulta fortemente carente, non soltanto per le disfunzioni organizzative dovute alla gestione sanitaria territoriale, ma anche per la oggettiva impossibilità a dedicare i già risicati spazi a reparti sanitari debitamente attrezzati e assistiti;

- per tali motivazioni, il carcere di Poggioreale è oramai definito unanimemente il “mostro di cemento”, che contravviene a tutte le norme italiane ed europee tanto che, nel 2013, l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti Umani per le carceri inadeguate e sovraffollate, in primis quello di Poggioreale. Inoltre, nel 2017, il Consiglio D’Europa ha richiamato l’Italia per non aver rimosso le problematiche già oggetto di condanna;

-  nel 2016 l’allora Ministro della Giustizia, on. Andrea Orlando, per evitare altre condanne, attivò le procedure per la vendita del carcere di Poggioreale alla Cassa Depositi e Prestiti, procedute che si sono “arenate” senza alcun valido motivo.

Ritenuto che:

-  per le su descritte motivazioni, il carcere Poggioreale sia indegno di un Paese civile e che violi l’articolo 27 della Costituzione, in quanto, a causa delle condizioni disumane in cui versano i detenuti, non garantisce la funzione rieducativa della pena;

 I sottoscritti cittadini fanno appello affinchè:

 -  il carcere di Poggioreale di Napoli venga chiuso in tempi rapidi;

-  venga dato seguito alla avviata procedura di dismissione e vendita del carcere di Poggioreale alla Cassa Depositi e Prestiti allo scopo di ottenere il finanziamento per la costruzione del nuovo carcere a Nola;

-  la metà del carcere di Poggioreale possa essere riconvertito in “carcere/ museo” gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti attraverso apposite cooperative di Personale della Polizia Penitenziaria in pensione ed ex detenuti.

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