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Cronaca Fuorigrotta / Piazzale Vincenzo Tecchio

Bus, blocco a sorpresa. Anm: "Futuro sempre più incerto"

Un giovedì nero. Stipendi pagati sempre con ritardo, blocco dei premi di produzione. I dipendenti: "Ci scusiamo con gli utenti ma devono comprendere che anche noi siamo padri di famiglia"

È stato un giovedì nero. Autobus nelle rimesse e cittadini a piedi. Un blocco dei mezzi pubblici giunto a sorpresa. Ieri attese interminabili sotto le pensiline senza avvisi di scioperi o proteste in corso. Problemi di sicurezza, la motivazione ufficiale. In realtà, il malcontento dei dipendenti dell’Anm sta nel loro futuro incerto. Stipendi pagati sempre con ritardo, blocco dei premi di produzione. Una situazione nera come spiega Elena Romanazzi del Mattino.

Neanche Renzo Brunetti, amministratore unico dell’Anm, nasconde le difficoltà: "Non ci sono risorse in cassa, dal 2008 ad oggi abbiamo accumulato 260 milioni di crediti, siamo esposti con le banche, e si sta facendo il possibile per risolvere la situazione. Abbiamo bisogno tra gasolio, stipendi e assicurazioni di venti milioni di euro in più rispetto all’ordinaria amministrazione proprio per fronteggiare questa situazione".

E così ieri tutti a piedi. I primi a non far partire i mezzi sono stati gli autisti del deposito di via delle Puglie. Alfonso Tricinelli, segretario provinciale della Faisa Cisal, ci ha tenuto a spiegare: "Ci scusiamo con gli utenti ma devono comprendere che anche noi siamo padri di famiglia che lavorano in condizioni disumane e che aspettano la fine del mese per avere uno stipendio che arriva sempre in ritardo e che costringe moltissime persone ad accumulare debiti su debiti. Sia chiaro non vogliamo danneggiare nessuno, vogliamo avere solo delle risposte".

 

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Gli utenti hanno però preso male la protesta tant'è che, intorno all'ora di pranzo, è scoppiato un vero e proprio putiferio. Gli autisti in circolazione con la scritta "Deposito" sono stati aggrediti a piazzale Tecchio. E adesso cosa accadrà? Tricinelli spera in una rapida soluzione del problema. "Ci sentiamo una barca alla deriva, non conosciamo il nostro futuro, stiamo pagando sulla nostra pelle errori di altri".

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