rotate-mobile
Cronaca

Il boss Mallardo torna in carcere: gestiva il clan anche in semilibertà

L'uomo conduceva automezzi senza patente, fumava e aveva strumentalizzato le patologie di cui è affetto, soprattutto quelle al cuore, per incontrare affiliati

Torna in cella il boss camorrista Francesco Mallardo, sottoposto a libertà vigilata a Sulmona. La DDa partenopea ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti perché, come sottolinea una nota a firma dei procuratori aggiunti Beatrice e Borrelli, "gestiva tranquillamente il clan ed era anche perfettamente consapevole di avere strumentalizzato le patologie da cui è affetto". Noto esponente camorrista di clan operanti nel giuglianese, negli anni Mallardo ha stretto rapporti di alleanza con organizzazioni criminali del casertano. Forti le relazioni anche con la cosiddetta Alleanza di Sconsigliano che lo avevano portato ad assumere una posizione di vertice nella città di Napoli.

Mallardo svolgeva inoltre una vita normale "conduceva automezzi (nonostante non avesse la patente), fumava, gestiva tranquillamente il clan ed era anche perfettamente consapevole di avere strumentalizzato le patologie di cui è affetto (soprattutto quelle al cuore) in quanto utilizzava i suoi spostamenti per visite mediche da svolgersi in altre regioni soprattutto per incontrarsi - senza autorizzazione da parte dell'autorità giudiziaria - con vertici di altri clan di Napoli". Questo oltre a "similare condizioni di salute ben diverse da quelle che teneva ordinariamente".

Uno dei primi atti messi in opera da Mallardo è stato quello di "vietare agli affiliati di svolgere attività di spaccio di droga nel giuglianese, pena l'adozione di severi provvedimenti". Grazie alle intercettazioni ambientali gli inquirenti hanno ricostruito tutte le attività coordinate a distanza dal boss. In particolare, le discussioni intercettate vertevano su corresponsione di spese legali per le difese di detenuti, recupero crediti. Parallelamente il boss sovraintendeva i dirigenti del clan in attività di investimenti, di pagamento degli stipendi agli affiliati, estorsioni, riciclaggio, gestione della cassa del clan, contrabbando di sigarette e gestione di agenzie di gioco e scommesse.

Non solo: Mallardo guidava a distanza anche numerose attività economiche del clan, il suo assetto organizzativo interno, compreso il ruolo delle donne, la gestione del mercato della frutta a Giugliano, i rapporti con esponenti di altri clan e i propositi di ritorsione nei confronti del collaboratore di giustizia Giuliano Pirozzi.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il boss Mallardo torna in carcere: gestiva il clan anche in semilibertà

NapoliToday è in caricamento