rotate-mobile
Cronaca

“Blackout game”, come difendersi dal “gioco” mortale

“Genitori e insegnanti devono fare attenzione ai segnali di allarme come lividi e segni sul collo, occhi con capillari rotti, e al disorientamento legato a periodi di isolamento”. L’intervista a Daniele De Martino, dirigente della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Napoli

Non si è ancora spenta l'eco del Blue whale challenge che si torna già a parlare di un nuovo macabro gioco online: il Blackout Game o gioco dello svenimento. E’ di qualche settimana fa la notizia di un 14enne di Milano, Igor Maj, trovato senza vita nella sua stanza con una corda legata al collo. Secondo le indagini effettuate sul pc e sullo smartphone, il giovane si sarebbe collegato a siti web con chat e tutorial per praticare il “Blackout”. Un altro caso è stato segnalato qualche giorno fa nel Ponente: la Polizia Postale di Imperia sta indagando su un presunto suicidio di un 18enne. Anche la sua morte potrebbe essere collegata al macabro gioco. Ma cosa è il Blackout game? Si tratta di un terribile gioco, proveniente dall’America, che consiste in una volontaria induzione al soffocamento che spinge a privarsi dell'ossigeno per periodi sempre più prolungati. Lo scopo è raggiungere uno stato di incoscienza per provare la sensazione di stordimento provocata da molte droghe, senza però assumerne alcuna. Una “sfida” che può essere praticata da soli o in compagnia, usando corde, sciarpe o le braccia di un amico strette attorno al collo, e che, spesso, può risultare fatale. Un dato allarmante è emerso da una recente ricerca di Scuola.net che ha voluto verificare quanto questo gioco fosse conosciuto tra gli adolescenti e quanti ci abbiano ‘giocato’. I risultati “dicono” che il 10% sa di cosa si tratta, e tra loro, 1 su 5, ci ha provato almeno una volta. Il motivo che, molte volte, spinge questi adolescenti ad iniziare la “sfida” è fare video da postare online. Ma come, genitori e insegnanti, devono comportarsi di fronte ad atteggiamenti sospetti? NapoliToday lo ha chiesto a Daniele De Martino, dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Campania di Napoli.

Non si è ancora spenta l'eco del Blu whale challenge che si torna già a parlare di un nuovo macabro gioco online: il Blackout Game. Ci può spiegare bene di cosa si tratta?

“Il web e i social consentono ai giovanissimi la rapidissima condivisione dei contenuti e degli interessi di più stretta attualità, alcuni dei quali potenzialmente pericolosi. Tra questi il "Blackout Game" che consiste nel praticare a se stessi un graduale soffocamento, al limite dello svenimento. Si tratta di una pratica pericolosissima; la mancanza di ossigeno al cervello può comportare serissimi danni celebrali, sino alla morte. Il "Blackout Game" avrebbe lo scopo di raggiungere uno stato di semi-incoscienza e provare una sensazione di stordimento, leggerezza ed euforia. In realtà le sensazioni si ricollegano all’assenza di ossigeno e all’altissima concentrazione di anidride carbonica nel sangue. Occorre rilevare che il "gioco del soffocamento" è una pratica non recentissima. Il web, che è una formidabile cassa di risonanza, lo ha rilanciato all’attenzione degli internauti, generando, ovviamente, allarme sociale”.

E’ di qualche settimana fa la notizia di un 14enne di Milano trovato impiccato nella sua stanza. Secondo le indagini effettuate sul pc e sullo smartphone, il giovane si sarebbe collegato a siti web con chat e tutorial per praticare il “Blackout". Cosa spinge un adolescente a consultare questi video? E in che modo ne apprende l’esistenza?

“I social e il web consentono la propagazione dell’informazione in maniera rapida e massiccia, non a caso si parla di “viralizzazione”. Gli adolescenti, utilizzando la condivisione agevolata dai social-network, sono costantemente connessi e informati sui fenomeni che, in quel momento, sono all’attenzione degli internauti. Il coinvolgimento dei giovani avviene in conseguenza della condivisione dei medesimi contenuti e dei trend del momento, che diventano di interesse collettivo”.

Come agisce la Polizia Postale di fronte a casi di questo tipo?

“Il primo obiettivo è la messa in sicurezza delle potenziali vittime. Le indagini informatiche e di tipo tradizionale sono finalizzate alla più celere individuazione di potenziali soggetti a rischio. In seguito all’individuazione, si procede a constatare la reale situazione, relazionandosi con genitori e parenti delle persone in difficoltà, soprattutto se minori, coinvolgendo se utile, unità sanitarie specializzate e servizi sociali. Esaurita la fase della messa in sicurezza, si verifica la sussistenza di ipotesi criminose relazionando costantemente all’autorità giudiziaria”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

“Blackout game”, come difendersi dal “gioco” mortale

NapoliToday è in caricamento