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Cronaca Melito di napoli

Omicidio de "l'Italiano", in manette due esponenti degli Amato-Pagano

Mirko Romano fu ucciso in un'epurazione interna al clan nel dicembre 2012. Critico verso i vertici ed influente, secondo gli inquirenti venne attirato in una trappola da un suo amico

Nella giornata di ieri la polizia ha arrestato due persone ritenute responsabili dell'omicidio del 27enne Mirko Romano, avvenuto a Melito il 3 dicembre del 2012. Secondo gli inquirenti, si tratta di mandante ed esecutore di quella che fu un'epurazione interna al clan Amato-Pagano.

Secondo le risultanze investigative la vittima, entrata nel clan nel pieno della seconda faida di Scampia, era il killer preferito dai vertici degli Amato-Pagano. Veniva soprannominato "l'Italiano", per il suo modo di parlare. Una figura particolare: colto, freddo, equilibrato e attento ai più giovani del clan, risultava molto differente dagli altri affiliati.
Killer efficiente e spietato, nei mesi più caldi della terza faida di Scampia, nell'autunno 2012, Romano perse la fiducia dei vertici per la sua insofferenza verso le imposizioni di Mariano Riccio e Carmine Cerrato. Le sue critiche, e il fatto che il carisma ne facesse un punto di riferimento per altri affiliati, lo resero in breve pericoloso agli occhi dei capi.

Il ritrovamento del corpo di Mirko Romano

Furono proprio Riccio e Cerrato a decretarne - secondo gli investigatori - la morte. Ad eseguire l'agguato fu, per gli inquirenti, il giovane Francesco Paolo Russo, di cui Romano si fidava. Fu attirato in una trappola e ucciso, quindi il corpo venne abbandonato ai margini della strada dove sarebbe poi stato rinvenuto dai carabinieri la mattina del 3 dicembre del 2012. Il tradimento dell’amico avrebbe collocato secondo gli inquirenti Russo ai vertici del gruppo, per poi esserne marginalizzato.

In manette sono finiti Mario Riccio, classe 1991, e Francesco Paolo Russo, classe 1990. Le indagini, su di loro si sono basate su dichiarazioni di collaboratori di giustizia, intercettazioni telefoniche, e quella che la Questura definisce "un’ampia messe di riscontri".

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