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Cronaca

I Carabinieri smantellano il giro di furti d'auto: 15 arresti, restituite 29 vetture

Documentati 77 episodi: il giro d'affari si aggirava sui 300mila euro al mese, con una media di oltre tre auto rubate al giorno. Si tratta di un vero e proprio gruppo criminale attivo tra Napoli e provincia

I Carabinieri della Compagnia Napoli Centro hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Napoli su richiesta della locale Procura nei confronti di 15 indagati ritenuti appartenenti a un gruppo criminale attivo tra Napoli e provincia dedito ai furti, riciclaggio e ricettazione di autovetture. A fronte dei reati contestati – associazione per delinquere, furto aggravato, riciclaggio, ricettazione - il G.I.P. ha disposto 11 custodie cautelari in carcere e 4 ai domiciliari. 

Nel corso dell’indagine i Carabinieri hanno documentato la commissione di 77 episodi tra furti e tentati furti di autovetture, arrestato in flagranza 16 persone, restituito ai proprietari 29 veicoli e sequestrato numeroso materiale utilizzato per lo scasso e la manomissione di centraline elettroniche.

Il giro d’affari complessivo si aggirava sui 300.000 euro al mese, con 3-4 auto rubate mediamente ogni notte.

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LE INDAGINI - L'indagine, condotta dal gennaio 2015 al giugno del 2016, ha consentito di ricostruire l’intero organigramma del sodalizio criminale, individuando i vari ruoli di una vera e propria “catena di montaggio”. Un primo gruppo, capeggiato da quattro persone e caratterizzato dalla presenza di tre donne, era articolato su due “batterie” e dedito alla commissione di furti di auto a Napoli e provincia; operativo quasi tutte le notti e “coperti” da due/tre pali, gli addetti al furto dei veicoli partivano dalla base logistica, localizzata a Capodichino, individuavano le autovetture corrispondenti all’ordinazione dei vertici del sodalizio e, dopo aver forzato la portiera e installato centraline manomesse avviano il motore. Nella fase successiva le autovetture venivano occultate per strada nel rione Berlingieri di Secondigliano o nel rione Amicizia dove, private dell’eventuale sistema GPS, venivano recuperate a distanza di poche ore da altri appartenenti al sodalizio, quelli addetti allo spostamento. Nel passaggio successivo parte dei veicoli entravano nel “mercato nero” dei ricettatori, con rivendita delle varie componenti meccaniche e di carrozzeria; un’altra parte invece veniva indirizzata verso il terzo passaggio della “catena di montaggio”: la ri-punzonatura di telaio e motore eseguita da tecnici in un’area di Ponticelli applicando i numeri seriali di autovetture circolanti immatricolate all’estero, prevalentemente in Spagna, Francia e Germania, “clonate” con documenti esteri acquisiti in maniera fraudolenta. Prima di essere rivendute venivano intestate  con atti di vendita contraffatti a compiacenti “prestanome”: un indagato è risultato proprietario di oltre dieci auto. L’ultimo passaggio era la vendita dei veicoli risultati immatricolati all’estero, a normali prezzi di mercato e ad ignari acquirenti, anche ricorrendo ad annunci di vendita online. Il giro d’affari complessivo si aggirava sui 300.000 euro al mese, con 3-4 autovetture rubate mediamente ogni notte. Un guadagno rilevante a fronte delle spese da sostenere per i sodali: 300 euro a macchina per gli autori del furto, 500 euro per gli addetti alla ri-punzonatura, 100-200 euro per l’acquisizione di copie dei documenti esteri.

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