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Venerdì, 19 Aprile 2024

L'urlo delle Vele prima dell'abbattimento: "Questo non è uno zoo. Scampia riparte da qui"

Viaggio tra attese, speranze e paure dei residenti: "Ci chiamano camorristi ma qui c'è gente onesta che lavora"

Mancano poche ore all'inizio dell'abbattimento della Vela Verde di Scampia. La tensione nel quartiere cresce minuto dopo minuto. Maria vive qui da quarant'anni e dal suo balcone vede avvicendarsi le troupe televisive giunte in città per seguire l'evento. Vengono da ogni parte d'Italia e d'Europa. A breve, verrà giù uno dei simboli di Gomorra: "Questo non è uno zoo - tuona Maria - siamo gente che ha diritto di vivere dignitosamente".

La riappropriazione della dignità parte dalla distruzione di questi mostri in cemento, dopo dal 1980 hanno proliferato degrado e criminalità prima che Scampia, dopo la faida di camorra degli anni 2000, ha deciso di rialzare la testa: "Nelle Vele ho trascorso la mia infanzia - racconta Maria - ho ricordi belli e brutti. Era un periodo complicato, non avevamo nulla, nemmeno l'asfalto. Però sono molto legato a questo luogo. Una parte di me è dispiaciuta per l'abbattimento, ma l'altra parte è molto felice perché da qui parte la rinascita di questo quartiere. Ai politici dico di non venire qui a mettere il cappello per la campagna elettorale. Qui nessuno ha fatto mai nulla per noi, tutto ciò che abbiamo ottenuto è grazie al nostro impegno e a quello del Comitato Vele". 

Per il Comitato sono giorni frenetici. Scampia è tornata ad essere centro del mondo e, stavolta, la camorra non c'entra nulla. "Per il resto del mondo siamo tutti camorristi. Non si può negare che qui, tempo fa, i clan comandassero, ma oggi non è così. Siamo persone oneste, che lavorano. C'è chi ha il posto, chi lavora a nero, chi si arrangia". Il quartiere a Nord di Napoli è una delle aree a maggior tasso di disoccupazione d'Italia. Per questo motivo, è ancora più importante la clausola sociale siglata per inserire nel cantiere dell'abbattimento cinque disoccupati storici che ancora vivono nelle Vele: "Nessuno ci ha mai dato una possibilità - spiega Francesco, uno dei cinque lavoratori - adesso sento di aver riacquistato la dignità e quando torno a casa posso guardare in faccia i miei figli con orgoglio".  

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