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Cronaca

"Le 17 cose che davvero non sopporta un napoletano a tavola"

Pasta scotta, pizza croccante e senza cornicione, un sugo "sciacquato" ma anche il contravvenire alla tradizioni. Ecco la lista del portale Agrodolce sulle piccole cose che i partenopei non gradiscono a tavola

Quello in cui ci si mette a tavola, per i napoletani, è un momento sacro, forse il più importante della giornata. E' attorno alla tavola che i napoletani preferiscono incontrare amici e parenti. Un momento di convivialità fatto di cibi e rituali che vanno rispettati per rendere il "momento" davvero perfetto.

Allora ecco pronto un elenco di "17  cose che davvero non sopporta un napoletano a tavola", messo a punto da Dora Sorrentino, napoletana doc, sul portale Agrodolce. La premessa:

Il napoletano è un buongustaio, ama la buona cucina –  ça va sans dire - partenopea, gli piace stare in buona compagnia e condividere i piaceri della tavola in famiglia e con gli amici. Ma è anche molto pignolo, sa essere pretenzioso, anche un po’ rompiscatole volendo, è legato alle tradizioni e il più delle volte guai! a non rispettarle. Ma lo fa perché non vuole rinunciare a nulla, vuole godersi il momento.

Al primo posto c'è la pasta scotta: mai servirla ad un partenopeo. Seguono una serie di piccoli consigli sul pane: innanzitutto non deve mai mancare a tavola, non deve essere insipido e non va capovolto perché i napoletani, infondo, restano superstiziosi. Proprio contravvenire alle superstizioni (come passarsi il sale a tavola o far cadere l'olio) è il punto 5 del particolare elenco, seguito dal "non rispettare le tradizioni" e "parlare male delle tradizioni".

All'ottavo posto troviamo un altro must, la pizza: non deve essere croccante e senza cornicione, o peggio ancora (e siamo al punto 9) surgelata. Sgraditi anche i cibi con poco condimento, le cose "arronzate" (fatte in fretta, senza cura),  il parmigiano sugli spaghetti con le vongole, il sugo "sciacquato" (il sugo deve essere bello denso e non annacquato), la carne poco cotta.

Chiudono l'elenco il sedersi a tavola la domenica prima delle 13.30 (un pranzo domenicale che si rispetti inizia non prima delle 14), la mancanza dei dolci la domenica e il caffè fatto male.

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