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A Napoli il bistrot che serve (quasi) solo piatti da mangiare col cucchiaio

Vicinissimo al Teatro Bellini di Napoli, c’è Azzuppa, un bistrot che si propone come osteria dal respiro europeo, con piatti conviviali che si consumano quasi tutti col cucchiaio e in cui si può fare la scarpetta

Siamo a Napoli, a due passi dall’Accademia delle Belle Arti e dal Teatro Bellini, dove c’è un minuscolo bistrot dall’aspetto peculiare: Azzuppa. Ha compiuto due anni proprio questo luglio (2023) e i suoi clienti affezionati sono conosciuti come “gli amici dell’azzuppo”. Ma che vuol dire? Azzuppare in dialetto napoletano è un verbo che si può tradurre con “intingere”, “inzuppare”, e la prima immagine che viene in mente è quella del pezzetto di pane tuffato nella pentola di sugo. A questo gesto si lega quello ancora più tradizionale della scarpetta e il senso conviviale di condividere un piatto tra amici allo stesso tavolo.

Cosa si mangia da Azzuppa: il menu raccontato dal proprietario

Da Azzuppa, difatti, buona parte dei piatti proposti si mangia senza forchetta e coltello e ci si fa la scarpetta. Il menu, che cambia spesso seguendo la stagionalità, offre molte zuppe, creme, intingoli, salse, brodetti, vellutate, pappe e salmorejo di vario genere. Si usa quasi sempre il cucchiaio e il pane. Una carta unica, composta da una quindicina di piatti, che vanno dai 7 ai 19,50€. 

cubo di maiale su purè di patate, polvere di liquirizia, e cipolline in agrodolce

Il titolare, Luca Fiorentino, ci racconta: “In menu abbiamo molte zuppe, sia calde che fredde, ma non solo. Proponiamo piatti che si ispirano all’Italia, alla Spagna, alla Francia, ma anche al Giappone, creati con tecniche da alta ristorazione: cotture a bassa temperatura e a pressione, utilizzo del forno a vapore, di essiccatori e sifoni. Non abbiamo pregiudizi di sorta su alcuna tradizione culinaria, tant’è che, ad esempio, ora in menu ci sono i rigatoni con ragù di coda alla vaccinara invece che il classico ragù napoletano con gli ziti”.

L'interno del locale

Non ci sono camerieri. A servire ai pochissimi tavoli, che offrono ospitalità a circa venti persone (in estate però c’è anche qualche posto in più sul marciapiede), c’è lo stesso Luca, mentre in cucina troviamo suo fratello Claudio. A completare lo staff, una socia, Alessandra Mottola, e un collaboratore, Marco Amato. Dunque una “gestione familiare allargata”, come piace dire a Luca.

Azzuppa: vi raccontiamo com’è il locale

Il locale è piccolo ma estremamente accogliente: precedentemente sede di un circolo culturale e di una bottega di sartoria, ora si presenta come uno spazio curato. Il soppalco costruito ex novo, su cui trova spazio un pianoforte funzionante (ne troviamo uno “scomposto” anche all’ingresso, sul quale è possibile appoggiarsi per bere e mangiare), è una sorta di palchetto teatrale che aspetta solo un’esibizione. Le pareti sono coperte da carte da parati tutte diverse, le sedute sono vintage, in bagno vi sono affisse locandine dei film di Tinto Brass e, nell’attesa che arrivino i piatti, i clienti possono anche sfogliare vecchi numeri di Playboy.

l'esterno del locale

Dal menu: i nostri assaggi (anche estivi)

Zuppa piatto invernale? Non è detto. Nel menu estivo ci sono varie proposte interessanti, come salmorejo (zuppa fredda andalusa a base di pomodoro), uovo poché su crema di zucchine, gelato tiepido di patate e avocado con i nachos, ma anche i piatti forti di chef Claudio che, solitamente, non cambiano: zuppa di pesce senza lische e senza gusci, col brodetto servito direttamente da una teiera ad esempio.

Baccalà tiepido con salsa pil pil alla provola

Sia l’aspetto del locale che il menu rispecchiano il nostro gusto personale” ci dice ancora Luca “Tutto ciò che abbiamo scelto, tutto ciò che proponiamo coi nostri piatti, è quello che desideriamo in un ristorante contemporaneo, anche e soprattutto in questa città, per offrire al cliente qualcosa di diverso.

Azzuppa
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