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Vomero

A cura di Gennaro Capodanno

Napoli: Lettera da un olivo morente

Tra la latitanza delle istituzioni ed il silenzio dei mass-media

 

 

 

         Vivere a Napoli, si sa, è già un problema, ancor più se sei un albero destinato ad abbellire un’aiuola pubblica. Sì perché anche gli alberi possono morire per incuria. E’ quello che sta capitando ad un olivo che fino a qualche giorno fa svettava rigoglioso in piazza degli Artisti, nel quartiere collinare del Vomero. Poi di colpo con uno schianto si è abbattuto, sradicato dal terreno che l’ospitava. Un terreno che, a dire il vero, in questi anni ha visto più cartacce e rifiuti di vario genere che acqua e  dove da tempo non si nota all’opera un addetto alla manutenzione. A nulla sono valsi, sin qui, gli appelli per salvarlo, rimettendo le radici scoperte sotto terra e sottoponendolo ad idonee cure. Assenti le istituzioni, in silenzio i giornali e le televisioni. Il destino di questo olivo, simbolo della pace, i cui rami benedetti vengono distribuiti in occasione della domenica delle palme, è oramai segnato. Le foglie si stanno avvizzendo e qualcuno ha cominciato a segarne i rami. La sua lenta agonia tra poco sarà finita ed il Vomero, il quartiere che prende il nome dalle sue antiche tradizioni agricole, perderà un altro pezzettino del poco verde rimasto. A scuola c’insegnavano l’importanza per la vita delle persone della presenza delle piante che, attraverso la fotosintesi clorofilliana, ci liberavano dall’anidride carbonica, fornendo l’ossigeno necessario per i nostri polmoni. Dunque quando muore una pianta è come se con essa morissero tante persone che da essa traevano gli elementi fondamentali per la vita. Addio olivo e, con te, addio all’ossigeno che generosamente ci restituivi, ai frutti che avreste potuto produrre, alla bellezza dei tuoi rami e delle tue foglie sempreverdi. Se esiste, come credo, un paradiso anche per le piante, il tuo destino sarà migliore, rispetto al cinismo ed all’indifferenza che hai trovato nel breve arco di vita che hai trascorso su questa terra, dove nessuno pagherà per la tua lenta agonia e per la tua morte.

 

Gennaro Capodanno

gennarocapodanno@gmail.com

 

 

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