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Giovedì, 28 Marzo 2024

Vomero

A cura di Gennaro Capodanno

Ma il terziario commerciale nel quartiere Vomero è davvero in crisi?

Sulla questine sovente si leggono analisi superficiali e parziali. E’ troppo semplicistico, come fa qualcuno, parlare di crisi del commercio, che, segnatamente, riguarda essenzialmente le cosiddette botteghe storiche, molte delle quali, oramai obsolete, vanno scomparendo in tutto il Paese. N.B. Nella foto uno storico negozio di fiori in via Scarlatti, scomparso negli anni scorsi

Seguo da lustri le vicende del terziario commerciale al Vomero, quartiere che detiene il primato per numero di esercizi operanti in Città.  Sovente infatti, al riguardo, si leggono analisi superficiali e parziali. E’ troppo semplicistico, come fa qualcuno, parlare di crisi del commercio, che, segnatamente, riguarda essenzialmente le cosiddette botteghe storiche, molte delle quali, oramai obsolete, vanno scomparendo in tutto il Paese. La verità è che nelle strade dove sono state create le isole pedonali, come  in via Scarlatti e in via Luca Giordano, sarebbe stato fatto un bel regalo ai proprietari degli immobili adibiti ad attività commerciali che richiederebbero ai conduttori cifre da capogiro. Ma il problema non è solo questo, visto che la durata dei contratti è fissata dalla legge in sei anni ai quali si aggiungono altri sei di rinnovo, se non interviene disdetta, per un totale di 12 anni. Dunque, se un esercizio commerciale, come succede sovente, chiude dopo meno dei sei anni dalla stipula dell'ultimo contratto di locazione, durata minima prevista appunto dalla norma, in base all'art. 27, L. 392/78, ciò potrebbe significare che non ci sarebbe stato l’intervento del proprietario dei locali in questa decisione ma che potrebbe aver trovato applicazione l’art. 36 della legge n. 392 del 27 luglio 1978, il quale prevede che il conduttore possa sublocare o cedere il contratto di locazione, purché venga insieme ceduta o locata l’azienda, dandone comunicazione al locatore mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento. Il locatore solo per “gravi motivi”, ed entro trenta giorni dal ricevimento, può opporsi alla cessione, altrimenti deve accettare il nuovo inquilino col vecchio contratto ovviamente con lo stesso canone locativo.  Dunque il vero" affare" in questi casi potrebbero averlo fatto i conduttori degli esercizi commerciali in questione, i quali, per cedere la loro attività la quale potrebbe anche essere diversa da quella che si andrà successivamente a svolgere - ma ciò non inficia il ragionamento visto che l’obiettivo è quello di subentrare nel contratto di locazione al precedente affittuario, la qual cosa in caso di nuovo contratto converrebbe anche al proprietario dei locali -, intascherebbero le cosiddette “cediture o buonuscite”. Somme che, in base a quanto si vocifera, avrebbero toccato importi anche a sei zero di euro con accordi tra le parti non necessariamente soggetti a scrittura pubblica, con ciò che ne conseguirebbe. Somme delle quali si è sentito parlare nel quartiere come se si trattasse di una sorta di vincita alla lotteria. E qui bisognerebbe domandarsi da dove poi proverrebbe questo fiume di danaro, anche tenendo conto del  fatto che si è paventata la possibilità che il Vomero si trasformasse in una sorta di "lavanderia" per il denaro sporco, derivante da attività illecite. Aspetti sui quali occorrerebbe promuovere gli accertamenti e le indagini del caso, facendo chiarezza una volta e per sempre, da parte degli uffici a tanto preposti.

Gennaro Capodanno

gennarocapodanno@gmail.com

                 

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