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Venerdì, 19 Aprile 2024
Nuovi napoletani

Nuovi napoletani

A cura di Vincenzo Sbrizzi

Storie di essere umani che sono arrivati a Napoli per vivere una vita migliore e che la città ha accolto come nuovi cittadini. Paure, speranze e sogni di persone che dagli angoli più disparati della terra hanno scelto di vivere all'ombra del Vesuvio

Nuovi napoletani

Saeid, l'iraniano arrivato in Italia in un container a cui il Coronavirus ha tolto il bar

Partito da zero ha aperto un locale a via Bellini e uno a Castellammare ma per l'emergenza rischia di dover chiudere per sempre

Saeid non sarebbe mai voluto partire. La sua è una famiglia ricca e poteva vivere nell'agio in Iran. Nel benessere ma forse senza libertà in quello che era il Paese dello Scià e che invece era diventato di Ahmadinejad. Un posto dove si viveva con gli uomini da una parte e le donne dall'altra. Nessun contatto con l'altro sesso prima del matrimonio. Nemmeno un capello del corpo della donna libero di essere guardato da uomini che non siano parenti. Niente alcolici se non nascosti in posti privati. Un posto dove essere giovane è davvero difficile. Avere 22 anni nell'Iran sotto dittatura è davvero impossibile. Lui è il fratello provano a protestare contro il regime ma nessun dissenso viene tollerato. In un posto dove la polizia sa tutto di tutti, una volta che ci si è esposti, l'unica opportunità è scappare.

La fuga verso l'Inghilterra 

Insieme decidono di scappare in Inghilterra. Non possono farlo seguendo i canali ufficiali. I loro documenti sono stati ormai segnalati. Di fatto devono partire clandestinamente. Così organizzano un viaggio che costa 15mila euro a ognuno dei due. La prima tappa è Instabul. Ci arrivano utilizzando delle auto in parte e in altri casi anche a piedi. Quella che può sembrare la parte difficile in realtà è solo l'inizio. Entrambi vengono presi e caricati in un container. Gli viene dato una bottiglia d'acqua e un pacchetto di biscotti e viene chiuso il portellone. Rimarranno lì dentro per cinque giorni. Il percorso del container sarà a bordo di un camion via terra fino alla Grecia. Da lì verrà imbarcato, direzione Bari. Una volta arrivati lì, il container viene di nuovo caricato e messo in viaggio verso il nord Italia. Il tutto senza che loro all'interno possano accorgersi di cosa stesse succedendo all'esterno, avvolti nel buio, con a stento la possibilità di respirare.

L'arrivo in Italia 

A un certo punto il loro viaggio si interrompe. Il portellone si apre e vengono fatti scendere. Entrambi vengono caricati su un'auto che non sanno dove li porterà. Dopo qualche chilometro vengono letteralmente scaricati alla stazione di Milano. È qui che hanno il primo riferimento di dove si trovino, e non è certo l'Inghilterra per la quale avevano pagato. È inverno e a Milano fa davvero freddo. È tardi e non sanno cosa fare. Non hanno né soldi né documenti. Passano quattro giorni in strada prima di riuscire a contattare la propria famiglia e farsi mandare altri soldi per un ulteriore viaggio verso Berlino. Altri 2200 euro. Salgono su un treno ma una volta arrivati a Bolzano vengono scoperti dalla polizia ferroviaria che li fa scendere e li identifica. Di fatto comincia il loro percorso da migranti nel nostro Paese.

L'apertura dei locali e il lockdown

Vengono accolti in un campo per rifugiati a Gorizia poi vengono spostati a Napoli. A entrambi viene riconosciuto l'asilo politico. Cominciano a lavorare. Saeid fa il lavapiatti e comincia a imparare la lingua. Poi si specializza e diventa cuoco. Hamid invece pizzaiolo. Saeid entra in contatto con la Less – Cooperativa sociale e insieme a loro apre due locali Meikane-Mafalda a via Bellini a Napoli e del Mafalda-Meikane a Castellammare di Stabia. Serve piatti tipici della sua tradizione. I locali hanno successo ma poi arriva il Coronavirus. Come tutti è costretto a chiudere e non sa se riuscirà a riaprire. Forse ancora una volta si troverà a partire da zero. Solo la fine della pandemia potrà dirlo.

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