rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
NapoliSocial

NapoliSocial

A cura di Redazione NapoliToday

Seguiti, condivisi, popolari, partenopei. Sono i protagonisti di Napolisocial, lo sguardo di NapoliToday sui personaggi più attivi sui social network

NapoliSocial

Riciclarte, da rifiuto a opera d'arte: l'intervista all'artista Salvatore Iodice

"L’arte deve essere uno strumento di integrazione, di riabilitazione sociale, di riscatto. E’ grazie all’arte se i Quartieri Spagnoli, in questi ultimi anni, hanno assunto un nuovo volto". L'intervista di NapoliToday

Raccoglie rifiuti abbandonati in strada e li trasforma in opere d’arte. Si chiama “Riciclarte”, il progetto nato tre anni fa dall’idea del falegname napoletano Salvatore Iodice. La sua passione di “creare” è diventata una vera e propria missione per il bene del quartiere in cui è nato e cresciuto: i Quartieri Spagnoli. Restauratore di dipinti, sculture e arredi antichi dal 2005, Salvatore si sveglia tutte le mattine e va in cerca di rifiuti abbandonati da poter riutilizzare per creare oggetti artistici. Lo si potrebbe definire un geppetto contemporaneo. Tra le sue creazioni ci sono i cestini dipinti che dona ai negozianti in cambio di un piccolo contributo, le indicazioni stradali in legno per orientare chi non è pratico dei Quartieri, e le panchine artistiche che realizza utilizzando letti abbandonati per strada: c’è quella bianca e nera che ricorda i tasti del pianoforte, o quella a strisce colorate che sembra un arcobaleno. È artista, artigiano, ma soprattutto uomo di quartiere: dal 2016 è, infatti, consigliere della II Municipalità e presidente della Commissione Cultura. Salvatore non va solo in giro ad abbellire il quartiere, le sue creazioni sono anche in vendita. Realizza preziose sculture in legno, quadri su tele riciclate (ricavate da stoffe in giacenza nei negozi) e diversi oggetti in serie, oltre a realizzare opere su commissione. Nei suoi progetti coinvolge spesso i ragazzi dei Quartieri cercando di distrarli dalla strada con pennelli e pitture colorate alla mano: con loro ha realizzato una serie di quadretti che rappresentano il Vesuvio in eruzione, calamite, fermaporte, ecc. Nel suo laboratorio, “La Miniera”, in Vico Giardinetto, oltre a realizzare ed esporre le sue creazioni, organizza eventi culturali e concerti cercando di costruire una rete di artisti e creativi che abbiano voglia di “fare”. Tra le sue iniziative che hanno avuto maggiore risonanza c’è sicuramente il restauro del murales di Maradona in via Emanuele De Deo, e il dipinto della "Iside" velata (ispirato a “La Pudicizia” di Antonio Corradini esposta nella Cappella Sansevero) realizzato dall’artista Francisco Bosoletti nel cuore dei Quartieri e inaugurato il 6 ottobre.

L’intervista di NapoliToday a Salvatore Iodice.

Come è nato il progetto “Riciclarte”?

“Un giorno mi sono guardato attorno e mi sono reso conto che nei Quartieri Spagnoli mancavano un sacco di cose: cestini per rifiuti, panchine per sedersi, segnaletiche per orientare i turisti. L’idea delle panchine mi è venuta in mente osservando le persone che salivano i vicoli: ogni tanto dovevano fermarsi per riposare.. erano necessarie delle panchine! Così le ho realizzate utilizzando letti abbandonati. Volevo fare qualcosa per il mio quartiere, per il posto in cui sono nato e cresciuto… con “Riciclarte” ho trovato la soluzione a tutti questi problemi. Il progetto, nato tre anni fa, mi permette di togliere i rifiuti pesanti abbandonati in strada e riutilizzarli creando oggetti utili per la vita del quartiere”.

Cosa rappresenta per te “La Miniera”, il tuo laboratorio?

“Ho aperto 'La Miniera' nel 2005. Prima di diventare il mio laboratorio, la bottega era un’officina, e prima ancora, ritornando a quando ero bambino, era di un commerciante di carbone. Quando affittai il locale per aprire il mio laboratorio, scoprii che sotto il pavimento c’era uno scantinato pieno di spazzatura. Decisi, così, di mettermi all’opera per svuotarlo, ripulirlo e utilizzarlo per la mia attività. Oggi in quello scantinato che un tempo conteneva solo rifiuti, espongo le mie creazioni e organizzo eventi culturali, tra cui anche concerti”.

A proposito di spazzatura, di chi è, secondo te, la responsabilità di tutti questi rifiuti abbandonati in strada?

“La colpa è in parte dei residenti e in parte dell’ASIA. I residenti dovrebbero cominciare a prendere coscienza del fatto che la città è un bene comune, è di tutti! E, quindi, come puliscono casa loro dovrebbero fare altrettanto con il loro quartiere. L’ASIA, dal canto suo, dovrebbe utilizzare una politica più aggressiva, dovrebbe multare i condomini ed essere più presente quando c’è da ripulire determinate zone”.

Il quartiere partecipa ai tuoi progetti, alle tue iniziative?

“Partecipa con gioia alle mie iniziative. Non c’è un negoziante che non sa dove si trova La Miniera. Sembra che le persone che abitano qui non aspettassero altro. Sono pronti ad autotassarsi, persino. Quando gli propongo i cestini e gli chiedo di finanziare l’attività con 20 euro, loro me li danno senza problemi. Se prima proponevo io, ora sono addirittura loro a venire da me e propormi di realizzare qualcosa di nuovo per il quartiere. Ultimamente mi stanno arrivando richieste anche da altre zone di Napoli come la Sanità, Fuorigrotta, ecc. Ad oggi sono 195 i cestini realizzati da me in tutta Napoli. Oltre ai cestini, ho realizzato le panchine, le segnaletiche per i turisti.. ho solo cercato di dare un contributo per il benessere del quartiere. I miei progetti vanno in porto anche grazie al sostegno dei residenti”.

Nei tuoi progetti, molto spesso, coinvolgi i ragazzini dei quartieri per toglierli dalla strada. Che tipo di disagio vivono questi ragazzi?

“Io cerco di coinvolgere il più possibile i ragazzi dei Quartieri nelle mie attività. Cerco di dargli qualcosa da fare evitando così che cadano in brutti giri. Qui, purtroppo, c’è un enorme abbandono sociale. Se i ragazzi non hanno il buon esempio in famiglia, o sono sprovvisti di punti di riferimento non è colpa loro. Spesso non hanno la possibilità di scegliere. Sono ragazzi difficili che vivono una condizione sociale disagiata: molti non vanno a scuola e non seguono le attività dell’Associazione dei Quartieri Spagnoli che è attiva da anni sul territorio. Quindi nel mio piccolo cerco di fare il mio. Quando mi avvicino a loro con pennelli e pitture, sono incuriositi, molte volte mi seguono, altre volte no. Non posso seguirli sempre, ovviamente, perché anche io ho bisogno dei mei spazi per lavorare. Ma quando li coinvolgo, molti di loro sono ben felici di aiutarmi. Alcune volte sono proprio loro a venire da me a chiedermi se posso fare qualcosa. Con loro ho realizzato molti cestini, ma anche oggetti in serie che vendo soprattutto ai turisti, come quadretti che rappresentano un piccolo Vesuvio che esplode, calamite, fermaporte, ecc”.

Quanto sono presenti i politici, le Istituzioni nei Quartieri?

“Sono sempre stati assenti, anche per questo ho deciso di candidarmi come Consigliere alla II Municipalità. Volevo avere maggiori strumenti per fare più cose. Le Istituzioni non riescono a guardare nella direzione di più piccoli.. Ci sono i ragazzi da aiutare, c’è il quartiere da rivalutare… Da quando sono stato eletto ho cercato di concretizzare quanti più progetti possibili, tra questi l’ultimo è il dipinto “Iside” (la Pudicizia di Antonio Corradini) sulla facciata di un palazzo in via Emanuele De Deo, realizzato da Francisco Bosoletti. Il lavoro è iniziato a giugno ed è terminato con l’inaugurazione il 6 ottobre. Ho conosciuto Bosoletti per caso a giugno, era con un mio amico. Dopo una chiacchierata gli ho proposto di fare un intervento nei Quartieri: era entusiasta, mi ha subito risposto di sì. L’organizzazione non è stata facile, è durata più di tre mesi, ma sono contento del risultato finale. E’ una delle cose più importanti a livello artistico che ho fatto fino ad ora. Spero di farne ancora tante altre!”

Cosa può rappresentare l’arte per i Quartieri Spagnoli?

“L’arte e la cultura sono un’arma vincente. L’arte deve essere uno strumento di integrazione, di riabilitazione sociale, di riscatto. E’ grazie all’arte che i Quartieri hanno assunto un nuovo volto. Gli anni scorsi erano quartieri bui, oggi non lo sono più. Le persone si sono rese conto che bisognava puntare su cose differenti e grazie all’arte è arrivata la svolta. L’arte ha concesso al quartiere una seconda possibilità. I vicoli oggi pullulano di gente, di turisti. Ogni giorno aprono nuovi ristoranti, nuovi alberghetti, nuovi b&b... E le nuove attività creano nuovi posti di lavoro. La macchina ha ripreso a funzionare”.

Quindi, negli ultimi anni, anche il turismo è cambiato?

“Sì certamente. I quartieri sono vissuti quotidianamente da tantissimi turisti, ma anche da napoletani di altri quartieri. Il quartiere è cambiato. Anni fa c’erano tantissime botteghe sfitte, oggi se vuoi aprire un’attività è difficile trovarne una libera. Oggi le botteghe di Via Speranzella e Via Emanuele de Deo, le vie commerciali dei Quartieri, sono tutte aperte, dopo 15 anni sono tornate operative.”.

Cosa ti senti di dire ai giovani napoletani che oggi non trovano lavoro, e pensano che l’unica soluzione sia andare via da questa città?

“Non posso negare di averci pensato anche io. La tentazione di andar via c’è stata e, a volte, c’è ancora. Ma sono proprio le difficoltà di questa città che mi hanno spinto ad investire nell’attività che oggi mi regala tantissime soddisfazioni. In 2/3 anni ho venduto più di 200/300 dipinti e una 50ina di sculture: mi sono rimesso in gioco, e la clientela ha risposto fin troppo bene.. Ho scommesso su me stesso, ho rischiato e alla fine le soddisfazioni sono arrivate. Ai giovani di oggi dico che devono scommettere su loro stessi, sulle loro idee, devono rischiare e sacrificarsi… le soddisfazioni, prima o poi, arriveranno anche per loro”.

A quale progetto stai lavorando ora?

“Sto ultimando un libro sul mio percorso di crescita personale: dall' esperienza in carcere alla mia rinascita. Nel 2003 sono stato arrestato e sono rimasto dentro per un anno e mezzo. All’uscita ho ricominciato da zero, mi sono rimesso in gioco. Ho aperto una falegnameria anche se non conoscevo il mestiere del falegname. Mi ha sempre appassionato, sin da bambino, lavorare con i materiali per creare oggetti nuovi, anche se poi sono diventato  artigiano pellettiere: prima del 2003, infatti, realizzavo borse da donna.. questo è il mestiere che mi è stato insegnato. Ma dopo il carcere volevo ricominciare da capo e ho deciso di investire tutto in questa nuova attività. Nel libro racconto del mio percorso di crescita personale, dal carcere all’apertura della falegnameria, da Riciclarte ad oggi. Con il racconto della mia storia vorrei mandare un messaggio soprattutto ai giovani: avere dei limiti non significa essere sconfitto in partenza, ma è da questi limiti che possono nascere nuovi punti di forza. Oltre al libro che ho quasi ultimato, ci sono le iniziative con la Municipalità, e i piccoli lavori che sono all’ordine del giorno. Ho preso di mira una piccola edicola votiva del 1800, abbandonata, molto bella, con marmi attorcigliati, in stile barocco.. la voglio restaurare. Un’altra cosa che forse farò è esporre al PAN di Via dei Mille le mie sculture in legno insieme ad alcuni miei quadri”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Riciclarte, da rifiuto a opera d'arte: l'intervista all'artista Salvatore Iodice

NapoliToday è in caricamento