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L'Oro di Napoli

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A cura di Redazione NapoliToday

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La storia del Vico della Serpe e la leggenda del Drago

Anticamente in questo vico viveva un enorme serpente (per alcuni un drago) che non dava tregua al popolo napoletano. Grazie all'intervento della Madonna il mostro fu ucciso e in suo onore edificata la Chiesa di Santa Maria ad Agnone

Il centro antico di Napoli è noto per i suoi numerosi vicoli caotici e minuscoli su cui si affacciano i “vasci”, piccole abitazioni di uno o due vani poste al piano terra, con l'accesso diretto sulla strada. Se ne contano più di 100, battezzati con i nomi più strani e bizzarri. Oggi vi vogliamo parlare del Vico della Serpe, nei pressi della monumentale Porta Capuana, e della leggenda del Drago (da cui deriva il suo nome).

Frate Serafino di Montorio e lo “Zodiaco di Maria”

A raccontarci la storia di questo vicolo è Frate Serafino di Montorio un predicatore domenicano e priore del convento di Santa Maria alla Sanità nella sua opera pubblicata nel 1715 dal titolo “Zodiaco di Maria, ovvero le dodici provincie del Regno di Napoli” in cui riporta storie e leggende con risvolti miracolosi grazie all’intervento della Vergine Maria. Le dodici province vengono paragonate da Montorio alle dodici stelle poste sulla corona della Vergine, che alludono ai dodici segni zodiacali che si muovono intorno al sole-stella che simboleggia Maria.

La leggenda del Drago

In questa leggenda, il frate narra che oltre la cinta muraria di Porta Capuana, antica porta della città, vi era una putrida palude dove viveva un terribile “draco” (parola polivalente che sta indicare sia un drago sia un grosso serpente) che aveva il potere di pietrificare gli esseri umani con lo sguardo o di avvelenarli con il fiato, ed a cui nessuno poteva sfuggire. Una grande minaccia che affliggeva l'intero popolo napoletano.

Questo però non scoraggiò un giovane nobile, Gismondo, che giunse in città nell'832 d.C. e decise comunque di attraversare la palude poiché era l’unico modo per accedere al Regno di Napoli e raggiungere l’altare dove San Pietro avrebbe celebrato messa (il celebre "Ara Petri" che la Basilica di San Pietro ad Aram custodirebbe) e dove ebbe inizio la diffusione del culto cristiano in Italia.

L’apparizione della Madonna e la Chiesa di Santa Maria ad Agnone

Incredibilmente il giovane non trovò traccia del mostro lungo il suo percorso, e riuscì sano e salvo a fare il suo ingresso in città per raggiungere l’altare di Pietro. Quella stessa notte gli apparve in sonno la Madonna che gli riferì di aver ucciso lei stessa il “draco” per favorire il suo passaggio e di aver salvato la città dalla terribile minaccia. In cambio Gismondo doveva edificare una chiesa in suo onore, nel luogo in cui avrebbe trovato il corpo senza vita del serpente. Il giorno seguente Gismondo di buon’ora tornò nella palude e trovò il corpo del mostro, e in quello stesso punto edificò la Chiesa di Santa Maria ad Agnone, dove il termine “Agnone” sta a significare "grossa serpe" (sarebbe una trasformazione del termine latino “Anguis” (anguilla)). Da qui la denominazione topografica in Vico della Serpe.

Ad oggi, della Chiesa non resta alcuna traccia, poiché fu completamente rasa al suolo dai bombardamenti aerei del 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, causando la perdita delle opere conservate all’interno come una tavola della Vergine risalente al XV secolo. Oggi l’ex complesso monastico è occupato dal Centro Interdipartimentale di Servizi di Archeologia (CISA) che si occupa degli scavi archeologici nella zona.

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