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Martedì, 30 Aprile 2024
In giro con Antonia

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A cura di Antonia Fiorenzano

Ferzan Ozpetek, l'intervista: “Napoli città magnifica ed estroversa come nessuna al mondo”

Il regista è in questi giorni al Teatro Diana sia con Mine Vaganti che con lo Ferzaneide, spettacolo dove per la prima volta è lui stesso a essere in scena. In questa settimana Ozpetek ha anche debuttato nella serialità con Le Fate Ignoranti-La serie, in onda su Disney+

È in forma Ferzan Ozpetek. Ironico, felice di aver intrapreso nuove avventure professionali: in teatro con Mine Vaganti e Ferzaneide, mentre in tv ha inaugurato la prima serie italiana prodotta su Disney+ , Le Fate Ignoranti-La serie. Aprile è un mese intenso che lo porta a Napoli, città che ama profondamente e di cui è cittadino onorario, con due spettacoli al Teatro Diana che per lui sono importanti e che in qualche modo sono legati doppio filo.

“Oltre un anno fa ho trasferito dal cinema al teatro le Mine Vaganti a me sempre caro. E proprio su Mine Vaganti il sipario all’improvviso è calato dolorosamente a causa della Pandemia. In un periodo di sconcerto e sospensione, come è stato l’anno trascorso, continuo a pensare ai tanti operatori e protagonisti del panorama teatrale, del palcoscenico in generale. Il disagio delle loro famiglie, la condizione critica della precarietà Anche per questo insieme al produttore Marco Balsamo ho pensato di impegnarmi in prima persona per lanciare un segnale di ripresa di un settore che ha bisogno di sostegno. Così nasce Ferzaneide dove sul palco, questa volta ci sono io solo, ad incontrare il pubblico con il racconto della mia carriera artistica e del mio sentimento per la vita” spiega il regista.

È stato proprio il produttore del film Domenico Procacci a mettere la pulce nell’orecchio che Mine Vaganti sarebbe potuto diventare anche un ottimo testo teatrale. Così, dietro l’invito di Marco Balsamo, questa prospettiva si realizza con un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola e con un cast corale dove spiccano Francesco Pannofino e due napoletani doc, Iaia Forte e Carmine Recano: “Ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento per raccontare le vicende della famiglia Cantone”.

Mine Vaganti sta piacendo molto al pubblico del Teatro Diana. Tra una replica e l’altra, giovedì 21 aprile per una serata unica, si inserisce Ferzaneide dove Ferzan Ozpetek è mattatore assoluto, riuscendo a coinvolgere gli spettatori nella sua dimensione più privata e intima.
Mentre in queste settimane a Napoli è protagonista del panorama teatrale, per un gioco del destino ha voluto che la sua prima serie tv di cui è showrunner fosse in programmazione proprio in questi giorni su Disney+.

“L’idea di trarre una Serie dal film Le Fate Ignoranti è stata di Tilde Corsi. Quando me ne ha parlato la prima volta, più di due anni fa, non ne ero convinto. Poi però Gianni Romoli mi ha fatto notare che la nostra storia in versione ‘seriale’ ci avrebbe permesso di raccontare quello che nel film era appena accennato: tutto il ‘prima’ e cioè la storia tra Massimo e Michele, che nel film era solo un preambolo. Inoltre, potevamo approfondire le storie di tutti quei personaggi che animano la casa di Michele, che nel film erano appena tratteggiati”.

Fate Ignoranti e Ferzaneide, intervista a Ozpetek

Intervista a Ferzan Ozpetek

Ozpetek, Mine Vaganti e Ferzaneide a Napoli. Che energia le dà essere con questi due spettacoli che, per motivi diversi, contano molto per lei in una delle città che ama in un periodo così significativo per la rinascita del settore?
“Napoli per me è una città del cuore, dell’anima, è magnifica, estroversa come nessuno al mondo e altrettanto piena di segreti e misteri. Non a caso vi ho ambientato uno dei miei film più importanti titolandolo addirittura con il nome della città, Napoli velata. Ci sono città italiane e luoghi meravigliosi con cui ho rapporti speciali, Roma naturalmente e poi Napoli, Lecce. E questa città non è stata solo film, è stata ed è ancora il teatro San Carlo dove in luglio riporterò La traviata”.

Con Ferzaneide, Lei si mette in gioco decidendo di stare dall’altra parte per dare un segnale di ripartenza. In genere anche nei suoi film e nei suoi romanzi fa sempre riferimenti a fatti o persone reali della sua vita, ma stavolta sul palco c’è lei senza i filtri del cinema e della narrativa. Cosa coinvolge la gente della sua vicenda personale?
“Questa volta ho voluto parlare direttamente di me e con me rivolgendomi ad un pubblico reale seduto lì in platea. Un monologo che esprime però il dialogo fra la mia intimità e ciò che mi accade intorno, tra i miei ricordi e le mie speranze, quello che per me è stato e quello che mi auguro sarà. Racconto le mie ansie, le mie gioie, come nascono i film e da dove traggo le idee dei soggetti. Nello spettacolo, per esempio, spiego come è nato Il bagno turco o Mine vaganti. Le differenze prima e dopo l’avvento dei telefonini. Come era l’Italia degli Anni 70, quando sono arrivato io a Roma, e come è adesso. Tocco mille argomenti: mia mamma, le mie zie, l’Italia, i miei amici”.

In Ferzaneide si fa spesso riferimento al coraggio. Cosa è per lei oggi il coraggio?
“Beh, io non pensavo di fare battaglie, di dichiararmi militante , ma in tempi non sospetti, molti anni fa, sono stato uno dei primi a fare outing. Nel frattempo l’Italia è cambiata. E mi fa molto piacere che il film Le fate ignoranti abbia contribuito molto a questo cambiamento culturale. Non so se sia proprio coraggio ma sento da sempre dentro di me la spinta ad entrare nella vita degli altri per conoscerli, a volte anche con curiosità, osservarli nel lavoro, negli affetti, in famiglia . E nel fare questo dedico però molta attenzione ed empatia alle cause legate ai diritti civili, alla solidarietà umana e se possibile all’aiuto concreto alle persone meno fortunate”.

Passiamo a Mine Vaganti. Il nucleo centrale della storia è fedele al film, nonostante il lavoro di sottrazione e i cambiamenti necessari come, per esempio, ambientare la versione teatrale in un paesino che potrebbe essere benissimo nella provincia della Campania, evidenziandola passione per questa regione. In 12 anni come è cambiato il punto di vista del pubblico che vedono questa storia? Cosa trasmette di diverso rispetto al film a parte il fatto che cambia il mezzo di fruizione?
“La struttura narrativa è rimasta identica, ma l’ambientazione è cambiata e in effetti ci troviamo proprio nella provincia campana. Adesso una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo. Ho provveduto a riscrivere quasi il 50% dei dialoghi, delle espressioni. Ora la femminilità di un uomo la devi sviluppare con altri meccanismi, e dalle mezze tinte devi addentrarti verso la sfacciataggine. Gli amici del fratello inurbato, quello che vive lontano, qui vanno a trovarlo per mettere in scena un numero di drag queen. Ma le persone non devono solo sorridere. Negli ultimi minuti ho pensato a soluzioni in grado di commuovere. Poi è vero che in questi anni è cambiata la cultura della diversità, l’ho rappresentata pure nel mio ultimo film di due anni fa La Dea Fortuna”.

Caso ha voluto che in questo mese in cui è a Napoli con Mine Vaganti, su Disney+ ci fosse la serie de Le Fate Ignoranti. Altra bella scommessa con uno dei suoi film di successo. Qui aveva qualche esitazione all’inizio ma vedendo il suo entusiasmo in conferenza stampa si vede che la missione è compiuta. Qui, ha sviluppato storie e inserito personaggi nuovi. Avendo ripreso in mano dopo anni queste due perle del suo cinema, cosa pensa di aver dato di più a queste due storie che magari al cinema non ha avuto modo di affrontare?
“La serie è il prequel, quello che succede prima di ciò che raccontavo nel film. Avevo voglia di stare ancora con loro, con quei personaggi. Con lo sceneggiatore Gianni Romoli ne abbiamo messi di nuovi, come Ambra Angiolini, astrologa e cartomante, vive con Anna Ferzetti che fa la psicologa; oppure Carla Signoris, madre di Cristiana Capotondi, vedova di un generale, una borghese invadente e allegramente reazionaria. Per il film mi ispirai a quello che vedevo intorno a casa, al quartiere Ostiense. C’era una bella aria di libertà, sul set nascevano corteggiamenti, amori, la gente veniva a trovarci. La sera, a fine riprese, eravamo dispiaciuti, avremmo continuato per tutta la notte. Ostiense è cambiata parecchio. Qualcosa è rimasto e l’ho messo nella serie. L’egiziano che vende le verdure è diventato il negozio di Paola Minaccioni, una disastrata in amore; la transgender interpretata da Lilith Primavera ha la tintoria qui vicino. Ho aggiunto tre donne casalinghe che chiamo le tre Marie, stanno lì a guardare la vita che brulica e la commentano come una specie di buffo coro greco”.

Pensa di ripetere un’operazione di questo tipo con altri suoi film o romanzi? 
“Circa la riproposta di operazioni simili tratte da miei lavori al momento non saprei dire. Per il romanzo Come un respiro ho avuto delle proposte di adattamento a film ma intanto sono impegnato su altri progetti,un nuovo film, un nuovo libro, l’opera lirica, insomma per almeno due-tre anni non se ne parla”.

Anche ne Le Fate Ignoranti c’è uno spruzzo di Napoli con il suo protagonista, Eduardo Scarpetta. Qual è il quid che è scattato per sceglierlo nel ruolo di Michele?
“Eduardo Scarpetta è completamente pazzo. Quando ho rivisto in video i provini, ho sentito che lui mi dava un'emozione in più e sono andato di istinto, anche se i miei collaboratori non si aspettavano che sarebbe stato lui la mia scelta. Sono innamorato di tutti i miei attori e del lavoro che hanno fatto in questa serie".

Le Fate Ignoranti è una serie piena d’amore e di ironia. Fa bene allo spirito vederla. Da parte delle persone che hanno avuto modo di vedere i primi episodi, le reazioni e i commenti che l’hanno colpita di più quali sono stati?
“Di commenti ce ne sono a migliaia, in particolare nella rete. Moltissimi elogi e qualche riserva come capita sempre, commenti commoventi ed altri buffi, comici. Io ho una presenza diciamo abbastanza intensa su Instagram. Le reazioni sono così tante e al tempo stesse diverse che ho deciso di aspettare che arrivino tutte le altre prima di selezionarne le più originali e sorprendenti. Perché a differenza di un film che si consuma entro poche settimane, la serie resta a disposizione degli abbonati di Disney plus per un tempo lunghissimo.. E quindi i commenti continueranno ad arrivare continuamente. A un certo punto potrò ricavarne una specie di ‘rassegna stampa’, magari fra due mesi”.

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