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Il caffè sospetto

Il caffè sospetto

A cura di Emiliano Dario Esposito

Sardine in piazza, semantica di un fenomeno social

Sabato alle 19 si manifesta contro Salvini a piazza Dante. Ma chi manifesta? E con quali idee?

Le “Sardine” saranno anche a Napoli, a riempire – si presume – piazza Dante domani alle 19. Nessuna connotazione politica dichiarata, forti del tam tam sui social, si definiscono un “fenomeno” e non un movimento.

Ma chi sono le Sardine? Sono nate in Emilia, dall'idea di tre ragazzi: in una romanzata notte insonne Roberto Morotti (ingegnere, 31 anni), Giulia Trappoloni (fisioterapista, 30 anni) e Andrea Garreffa (guida turistica, 30) hanno pensato di invadere pacificamente Piazza Maggiore contro la propaganda leghista. Ed ecco l'evento social (riuscitissimo) – un flash mob e non una manifestazione politica, attenzione – con tanto di claim: “Nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto. Crea la tua sardina e partecipa alla prima rivoluzione ittica della storia”.

"Napoli non si Lega", la manifestazione delle Sardine

Semantica di un movimento, anzi no, di un “fenomeno”

Le parole sono importanti, quindi nel provare a comprendere chi siano si può iniziare da qui. Il nome "sardine" nasce dall'idea di stare stretti in piazza, come sardine in una scatola appunto, a dimostrare che si è in tanti ad opporsi alla Lega. Immagini funzionali sui social, la sardina, la piazza piena ripresa dall'alto. E non è un caso che ai pesciolini Salvini abbia risposto via social con i gattini, in uno scontro titanico che fa pensare ad un servizio dell'MTG di Maccio Capatonda più che ad uno dei maggiormente significativi fatti politici degli ultimi mesi.

L'approccio dei manifestanti è post-ideologico, la pellicola di una foto non sviluppata: noi non siamo leghisti, e questo è quanto. Un modo funzionale per essere di massa, che ricorda il generalista collante “anticasta” del primo Movimento 5 Stelle, non a caso tenuto a distanza con la sottolineatura “siamo un fenomeno e non un movimento”.

Una certezza: contro Salvini

La Lega, in questa scelta di eliminare il partiti dal discorso, dalle Sardine in realtà non viene neanche più di tanto esplicitamente citata. “Piazze spontanee, una bocca che aspettava di essere interpellata per poter gridare – si definiscono sulla loro pagina Facebook nazionale – Quest'epoca di divisioni, di aggressività gratuite, di insulti alla persona e al pensiero complesso è durata fin troppo a lungo. Non abbiamo studiato, lavorato, contribuito a rendere le nostre comunità migliori per farci prendere in giro da chi preferisce gli interessi elettorali alla sensibilità delle persone”. Gentilezza, umanità, preparazione, produzione, in un appello a chi ha subito violenze, agli emarginati, per “tornare a essere protagonisti”.

"Napoli non si Lega"

La manifestazione a Napoli però si chiama “Napoli non si Lega”, e dimostra connotati di libera interpretazione nella chiamata alle piazze all'interno dello stesso fenomeno. Gli organizzatori – sempre stretti come sardine, ma all'apparenza in competizione tra loro per la leadership – sono Antonella Cerciello (insegnante di educazione fisica, 49 anni), Pasquale “Paco” Amendola (architetto, 27), e Bruno Martirani (comunicatore, 28). La prima a NapoliToday ha specificato: “Tutto nasce dal grosso disappunto verso Salvini. Immagino che in piazza saremo tutti di sinistra”. Il tutto mentre la sinistra partitica napoletana mostra una certa (consueta, a dire il vero) insofferenza all'invito a partecipare, il locale Movimento 5 Stelle resta freddo, e – al contrario – Luigi de Magistris e Vincenzo De Luca plaudono al risveglio della coscienza popolare, col sindaco che annuncia anche una sua possibile partecipazione al flash mob “da privato”.

NapoliToday, l'ntervista ad Antonella Cerciello

Essere o non essere "politici", questo è il problema

Fare politica è anche essere contro. Il termine giusto per definire le Sardine – sempre che sia così, qualcuno dalla fazione opposta li accusa di vicinanze al Pd – sembrerebbe essere piuttosto “movimento apartitico”. Certamente organizzato o autorganizzatosi in modo da funzionare sui canali moderni della comunicazione, certamente attento all'uso di alcune parole anziché altre, certamente portatore di istanze – almeno per chi scrive – più che giuste. Il tutto però in un percorso di depauperamento del significato (no alle ideologie, no ai partiti, no ai movimenti) che in un recente passato ho portato a risultati abbastanza poco soddisfacenti. Il dubbio è lecito: e se un fenomeno antipopulista fosse esso stesso, populista?

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